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Emiliano Alfonsi: “La mia arte scava nella tradizione, DNA della nostra conoscenza”

Infrangendo il rapporto spazio-temporale tra l’Opera e lo spettatore, i dipinti di Emiliano Alfonsi raccontano della dimensione dell’essere umano sacralizzato attraverso un meticoloso studio del ritratto come icona/allegoria. Tutto nasce circa vent’anni fa dal suo particolare interesse per l’arte fiamminga. Oggi, con la tempera all’uovo del 1400, racconta i volti della contemporaneità.

Emiliano Alfonsi
Emiliano Alfonsi

Infrangendo il rapporto spazio-temporale tra l’Opera e lo spettatore, i dipinti di Emiliano Alfonsi raccontano della dimensione dell’essere umano sacralizzato attraverso un meticoloso studio del ritratto come icona o come allegoria. Queste opere sono il frutto di una ricerca costante, nati dagli studi accademici e al suo particolare interesse per l’arte fiamminga. Con la tempera all’uovo del 1400 che racconta i volti della contemporaneità.

Poi si dedica allo studio dell’antica lavorazione delle vetrate artistiche e dei mosaici secondo i dettami della tradizione medievale. Le sue vetrate sono custodite, a oggi, in più di settanta edifici, di antica e moderna costruzione, in Italia, come il lucernario sopra la platea centrale dello storico teatro Salone Margherita di Roma, e all’estero, in Spagna, Orlando, Repubbica del Benini, Tokio. Ma nella sua carriera può vantare di aver ritratto anche numerosi artisti, tra cui la pittrice italiana Linda Da Zen, la scultrice tedesca Nina Danelon, la ballerina e performer di burlesque Giuditta Sin.

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Cosa è l’arte per te?

L’arte è il luogo più eletto della libertà d’espressione, elevazione energetica che si compie attraverso l’atto creativo.

A quando risale, e cosa disegnasti, il tuo primo approccio con l’arte?

L’approccio con l’arte è insito in me da sempre, da quando a 4 anni ho scoperto che con una matita colorata potevo dare forma ai miei pensieri. Professionamente ho iniziato la mia carriera all’età di 19 anni, oggi 40. A 20 anni progettavo e realizzavo mosaici e vetrate in ambito monumentale.

A chi ti ispiri per i tuoi primi piani: soggetti reali o immaginati?

Sono sempre in cerca di volti che possano sposarsi bene con ciò che racconto nelle mie allegorie. Sono tutte persone realiche esistono nel presente, a volte conoscienti a volte sconosciuti ai quali chiedo di prestare il loro volto alla mia pittura.

La tua arte sembra far riferimento a quelle di epoche che non ci sono più. Chi sono i tuoi maestri?

La mia arte scava nella tradizione. Questa è il DNA della nostra conoscenza e come tale non può che essere costantemente contemporanea. Non possiamo fuggirne, possiamo reinterpretarla ma non ignorarla. I miei maestri sono tutti coloro che mi hanno aiutato a comprendere che il mestiere dell’arte non è improvvisazione.

La cura per i dettagli, dal soggetto alla cornice, sembra una delle tue caratteristiche: su quale parte del quadro ti fermi di più, durante la sua lavorazione e ideazione?

Mi piace sottolineare sempre che le mie opere non hanno una cornice, sono dei libri aperti, esplodono nello spazio con la loro tridimensionalità per raggiungerci e ogni elemento o simbolo o archetipo che dipingo ha la stessa importanza del volto centrale, a volte oserei dire anche di più.

Tre opere della tua produzione a cui sei più affezionato e perché.

Ogni opera è il gradino di una scala infinita che percorrerò per tutta la vitasenza vederne la fine.Tutte hanno la loro importanza ma se devo citarne tre allora partirei con Humus Amatorius, che affronta il tema comune a tutti noi dell’androginia. Poi Opera 26, allegoria dell’aria che ha segnato un passaggio di vita molto importante. Infine Ludo Vitae, in cui ho ritratto il volto della mia prima nipote, cosa che con gli affetti faccio raramente.

Come è stata gestita, per quanto riguarda l’arte e gli artisti, l’emergenza sanitaria? Quali le misure che potrebbero essere utili per ripartire davvero?

Non so dire se c’è stata una buona o cattiva gestione dell’emergenza, artisti e curatori però si sono uniti e da queste unioni sono nati dei bellissimi progetti in alcuni dei quali ho preso parte anche io. La cautela, il rispetto e l’attenzione potrebbero farci ripartire.

Prossimi progetti.

Ho un calendario abbastanza ricco di progetti artistici collettivi e personali, di alcuni ancora non posso parlare ma sicuramente dico che a fine settembre sarò a Roma con un progetto personale che mi vedrà coinvolto in un modo nuovo, come mai è stato in 21 anni di carriera.

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