I Nobel italiani per la letteratura – Grazia Deledda, la seconda donna al mondo ad aver vinto il premio
Questa la motivazione per il premio assegnato a Grazia Deledda: «Per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano»
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Grazia Maria Cosima Damiana Deledda, nota semplicemente come Grazia Deledda (Nuoro, 28 settembre 1871 – Roma, 15 o 16 agosto 1936), è stata una scrittrice italiana vincitrice del Premio Nobel per la letteratura 1926. È ricordata come la seconda donna, dopo la svedese Selma Lagerlöf, a ricevere questo riconoscimento, e la prima italiana. Ma solo di due. L’unica altra donna italiana a vincere il Premio Nobel, infatti, fu Rita Levi-Montalcini, assegnatole per la medicina nel 1986.
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La motivazione per il premio Nobel
Il premio Nobel per la letteratura 1926 le venne conferito il 10 dicembre 1927, non vinto da alcun candidato l’anno precedente, per mancanza di requisiti. Questa la motivazione: «per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano».
Canne al vento
Canne al vento è il capolavoro di Grazia Deledda. Uscito a puntate su L’Illustrazione Italiana, dal 12 gennaio al 27 aprile 1913, dopo qualche mese fu pubblicato in volume, presso l’editore Treves di Milano. Il titolo dell’opera allude al tema profondo della fragilità umana e del dolore dell’esistenza. In questa direzione mobilita le riflessioni e le fantasie di un eroe protagonista, come un primitivo, un semplice, assai simile al pastore errante dell’Asia leopardiano o a uno degli umili manzoniani.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.