Le fate ignoranti, il dialogo intimo del sé con l’altro
In attesa dell’uscita della serie televisiva “Le fate ignoranti” di Ferzan Ozpetek ne ricordiamo il film omonimo del 2001 con Stefano Accorsi, Margherita Buy, Gabriel Garko e Serra Yilmaz. Un racconto che celebra la calorosa intimità del contatto umano. Ozpetek restituisce così il complesso percorso psicologico attraverso cui l’identità del sé ha dialogato con quella dell’altro.

In attesa dell’uscita della serie televisiva “Le fate ignoranti” di Ferzan Ozpetek ne ricordiamo il film omonimo del 2001 con Stefano Accorsi, Margherita Buy, Gabriel Garko e Serra Yilmaz. Un racconto che celebra la calorosa intimità del contatto umano. F. Ozpetek restituisce così il complesso percorso psicologico attraverso cui l’identità del sé ha dialogato con quella dell’altro.
La trama del film
Con “Le fate ignoranti” Ozpetek dirige dolcemente l’amaro racconto di una donna borghese la cui vita cambierà per sempre. Antonia (Margherita Buy) infatti, dopo l’improvvisa morta del marito Massimo (Andrea Renzi) causata da un incidente stradale, dovrà affrontare la realtà nascosta dalle sue bugie. Cioè la sua relazione extraconiugale con un uomo, Michele (Stefano Accorsi). Rivelazione questa che trasformerà la sua esistenza serena e rassicurante in uno stato confusionale privo ormai di ogni certezza. Tuttavia sarà proprio tale sconvolgimento emotivo la fase attraverso cui la donna potrà compiere un viaggio di riscoperta di se stessa e del prossimo.
Incomincia così un rapporto di reciproco contrasto e attrazione tra la donna e l’amante del suo marito defunto. Sostenuto questo dal profondo legame radicato nella presenza fantasmatica dell’uomo di cui entrambi erano innamorati. Una nuova realtà apre quindi le porte al destino della donna. La quale da ospite della famiglia allargata di Michele ne diverrà membro integrante.
Il variopinto mondo delle differenze alla base dell’unità
Una trasformazione che offrirà al pubblico la manifestazione umana di un percorso psicologico complesso e delicato. Dove la stabilità della vita verrà scossa dal disordine dell’umanità; quindi dalla molteplicità dei suoi volti riuniti sotto il segno di una vitalità autentica. Nata questa dagli infiniti modi di essere, dalla gioia di un’esistenza comune che ha riunito in sé le diversità tra gli uomini e i loro destini. Nello sguardo di Antonia è inscritta la sua evoluzione identitaria. Perché capace questo di comunicare naturalmente il sentimento; quindi il dolore così come la spiritualità trasparente di una rinascita coraggiosa.
Cioè quella fiorita dal dramma del conflitto di cui il personaggio di Michele ne costituisce la matrice. Stefano Accorsi dà prova infatti di un’eccellente costruzione interiore attoriale; la sua azione drammatica congiunge infatti il rancore sentimentale nutrito nei confronti della donna alla tenera delicatezza disincantata di un uomo fragile. Incarnando così in sé la dialettica espressiva che è la base narrativa stessa del film. Quindi quella di un’unità esistenziale collettiva nata però dalla varietà e dalle differenze individuali.
I primi piani: il sentimento del singolo rivolto alla relazione con l’altro
Tale quadro di equilibrati incastri caratteriali è restituito visivamente grazie ad uno stile cinematografico che raccoglie nell’immagine la totalità dell’insieme. Tuttavia questo senza mai abbandonare le singolarità espressive che lo compongono. Frequente quindi l’uso dei primi piani che ritagliano lo sguardo dei singoli; senza isolarlo ma connettendolo con quello del prossimo. Questo grazie alla vaporosa fluidità estetica con cui la camera segue il passaggio da un volto all’altro. Un lento raccordo tra i piani finalizzato al rispetto del tempo emotivo individuale. Ma rivolto questo ad una prospettiva totale e totalizzante riflessa all’interno di un contesto sociale che lo accoglie nutrendolo di semplice umanità.
Ozpetek quindi esplora l’interiorità dei suoi personaggi attraverso la profonda articolazione delle loro relazioni; restituendo così un’immagine intima del contatto umano esteso alla comunione sentimentale del singolo con l’altro.
Appassionato di arte, teatro, cinema, libri, spettacolo e cultura? Segui le nostre pagine Facebook, Twitter, Google News e iscriviti alla nostra newsletter.

Classe 1996 , laureato presso la facoltà di lettere e filosofia. Il mio interesse per l’arte, declinata nella forma dell’immagine, ha suscitato in me il desiderio di osservarla e amarla attraverso una continua ricerca e analisi delle sue forme e significati. Influenzato dalla magia del rito teatrale ricerco nel cinema quella stessa capacità di trasportare lo sguardo dello spettatore aldilà della rappresentazione.