Intervista a Laura Buffa: “ L’arte è reale solo quando condivisa”
Le creazioni di Laura Buffa non nascono soltanto dall’accoppiata testa-cuore, ma sono anche il risultato di una sapiente metamorfosi artigianale. Nel 2010 l’artista fonda il marchio di up-cycling Alter Equo, centrato sulla produzione artigiana di accessori e manufatti sostenibili dagli scarti del PET delle bottiglie e per la promozione di una cultura circolare...

Le creazioni di Laura Buffa non nascono soltanto dall’accoppiata testa-cuore, ma sono anche il risultato di una sapiente metamorfosi artigianale. Queste veicolano importanti, ma ancora troppo trascurati, messaggi sociali, per lo più a tema green, ma in generale mirati alla ricerca del benessere, personale e collettivo. Le sue opere d’arte privilegiano inoltre lo slow design di qualità, con l’ambizione di rappresentare un “Made in Italy 3.0” nel mondo, in grado di garantire il benessere di chi produce e di chi fruisce. E Laura l’Italia la rappresenta davvero.
Dopo la laurea in Lingue e gli studi sulla Diversity che l’hanno portata fino in California, si stabilisce e lavora a Los Angeles. Il Visual Merchandising è il suo campo di azione professionale che, tornata a Roma, mette al servizio di numerosi enti di formazione. L’osservazione del capitalismo USA la ispira a ripensare i modelli produttivi in termini slow. Così nel 2010 fonda il marchio di up-cycling Alter Equo, centrato sulla produzione artigiana di accessori e manufatti sostenibili dagli scarti del PET delle bottiglie e sulla vocational education per promuovere cultura circolare.
Le abbiamo fatto cinque domande, per raccontare la sua arte e il suo messaggio d’amore green.
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Cosa è l’arte per te?
Arte è il tentativo di colmare lo spazio del desiderio individuale con la proiezione immaginifica. Un concetto a cavallo tra pensiero filosofico e psicanalisi Lacaniana.
A quando risale, e cosa disegnasti, il tuo primo approccio con l’arte?
Sono sempre stata affascinata dalle superfici uniformi. Un foglio di carta, una parete, o l’estensione senza soluzione di continuità di un arenile. Il primo ricordo è la scatola di colori Stabilo che mi regalò mio padre, con cui disegnai un ‘tramonto in città’. Direi intorno ai 9 anni.
Come è cambiato negli anni il tuo approccio con l’arte?
Parafrasando la celebre frase di Alex Supertramp in ‘Into the wild’: “Happiness is real only when shared”, direi che l’arte è reale solo quando condivisa. Mi piace pensare che l’incipit ideativo del singolo resti una sorta di autocelebrazione narcisistica, se non prende forma grazie al contributo di menti e mani collettive. Ed è ciò che ho fatto con l’opera “Vele” che ho presentato quest’anno per il concorso Contesteco: visioni, ispirazioni e manodopera condivisi.
Come accosti i soggetti ideati ai materiali utilizzati?
Appartengo alla scuola di pensiero che definisce la materia come ‘vivente’. Essa interagisce con noi modificando la nostra percezione della realtà e persino i comportamenti. Ciò è tanto più vero quando parliamo di scarti. Popolano le nostre città, cambiano forma, producono sostanze – spesso, interagenti con la nostra salute. Direi dunque che è la materia – lavoro prevalentemente con gli scarti – ad ispirare la direzione della mia creatività, piuttosto che il contrario. La materia mi parla e mi guida nella sua trasformazione in oggetto d’arte.
Tre opere a cui sei più affezionata e perché
Ho l’ambizione di considerare i miei lavori come veicolo di una narrazione ‘civile’ e capaci di incidere sulla percezione collettiva di tematiche toccanti del nostro tempo quali la produzione insostenibile di ‘beni’ di consumo, l’alienazione tecnologica, la cieca abnegazione alla modernità.
- Lampada ‘rePETita iuvant’ – 2014 , realizzata con 11 corpi di bottiglie di plastica Pet della Coca Cola, recuperate sulla spiaggia
- Collier Mila 385 – 2018, realizzato con pasticche di plastica Pet fusa ad alta temperatura da bottiglie raccolte sulle spiagge del litorale romano, assemblate con filo rigido d’argento.
- Algo/Ritmo del cuore– 2020, composizione da parete. Cuore a dimensione naturale in plastica PET di bottiglie raccolte sulle spiagge, pressata ad alta temperatura, a rilievo su base di acrilato.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.