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Alla scoperta della scrittura beneventana nella Biblioteca di Montecassino, tra disegni di stelle e codici miniati

Nel 529 San Benedetto, proveniente da Subiaco, fonda un’abbazia sull’acropoli di Montecassino in provincia di Frosinone, riutilizzando gli spazi di un tempio pagano eretto in onore del dio Apollo…

Con la Biblioteca Statale del Monumento Nazionale di Montecassino prosegue il racconto delle meraviglie del patrimonio librario italiano alla scoperta delle 46 biblioteche dello Stato grazie a una serie di reportage promossi sui canali social del Ministero della Cultura guidato da Dario Franceschini.

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L’abbazia di Montecassino

Nel 529 San Benedetto, proveniente da Subiaco, fonda un’abbazia sull’acropoli di Montecassino in provincia di Frosinone, riutilizzando gli spazi di un tempio pagano eretto in onore del dio Apollo. Qui San Benedetto trascorre gli ultimi anni della sua vita scrivendo la regola benedettina e organizzando il luogo in modo da accogliere i monaci che in breve tempo cominciarono ad affluire.

La storia della biblioteca

Pochi decenni dopo, l’Abbazia subisce la prima distruzione ad opera del duca beneventano longobardo Zottone e la comunità è costretta a trasferirsi a Roma. Nel 718 circa, l’abate bresciano Petronace viene inviato a Frosinone da Papa Gregorio II per ripopolare Montecassino, missione che l’abate assolse con successo facendo riprendere pienamente la vita della comunità monastica.

Durante questo periodo di ripresa delle attività produttive e di progresso culturale, fiorisce in modo particolare lo scriptorium che portò alla redazione di documenti ancora oggi custoditi nella Biblioteca: «sono testimonianze fondamentali non solo per ricostruire la storia della cultura cassinese – spiega il Direttore della Biblioteca, Don Mariano dell’Omo – ma soprattutto per la storia della scrittura beneventana», la grafia in minuscolo che venne utilizzata per circa cinque secoli di cui l’Abbazia di Montecassino è stata uno dei maggiori centri di diffusione.

Tra i documenti più significativi, il Codice 753 – che ne costituisce il manoscritto più antico con le sentenze di Isidoro di Siviglia e commenti ai principali passi della Scrittura – e un testo astronomico, il “Libellus de Signis Coeli”, del monaco Beda, corredato da 40 disegni di costellazioni. «Da questi straordinari lasciti emerge tutta l’importanza della cultura antica che evidentemente era ancora molto viva a Montecassino», continua il Direttore.

I fasti dell’XI secolo

L’XI è il secolo d’oro per l’Abbazia grazie all’abate Desiderio, poi Papa Vittore III, che ricostruisce completamente l’Abbazia dopo la nuova distruzione avvenuta nel secolo precedente da parte dei saraceni di Agropoli. Il futuro Pontefice fa decorare la Chiesa con preziosissimi affreschi e mosaici e aumenta inoltre il numero di scribi e miniaturisti di eccezionale talento che lavorano nello scriptorium.

A questo periodo risale il Codice 99 che, nel frontespizio, raffigura Desiderio mentre presenta a San Benedetto il monaco Giovanni che, in procinto di entrare a far parte della comunità dell’Abbazia, tiene tra le mani il libro stesso. Ai piedi di San Benedetto, Leone Marsicano, autore della Cronaca di Montecassino, allora giovane responsabile della Biblioteca dell’Abbazia, raffigurato inginocchiato in atto di riverenza.

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