Storia della letteratura latina (8) – Fedro e le sue indimenticabili favole
Fedro è il primo favolista latino, vissuto nell’età Giulio Claudia (quella degli imperatori Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone, successivi ad Augusto). Nell’introdurre la favola nella letteratura latina, Fedro ha come modello Esopo e non teme di dichiararlo…

Quante volte ci è capitato di sentire “…è una favola” per indicare qualcosa di meraviglioso? Ma cosa è veramente una favola? La favola è un breve componimento, in prosa o in versi, con finalità morali. I suoi protagonisti sono quasi sempre animali che parlano e comunicano un insegnamento.
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“Esopo è l’autore…”
Le origini della favola sono antichissime e si perdono nel tempo. Il primo a darne dignità fu l’autore greco Esopo, figura leggendaria che si colloca nel VII-VI secolo a.C.. Egli è ritenuto l’autore di oltre 400 favole che hanno per protagonisti animali, simbolo di tanti aspetti della natura umana (come la vanità, la furbizia) e che hanno un valore morale. A lui si ispireranno tutti i successivi autori di favole.
Fedro è il primo favolista latino, vissuto nell’età giulio claudia (quella degli imperatori Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone, successivi ad Augusto). Nell’introdurre la favola nella letteratura latina, Fedro ha come modello Esopo e non teme di dichiararlo. Nel Prologo al primo libro delle Favole scrive: “Esopo è l’autore. La materia da lui trovata io l’ho rimessa a nuovo in versi senari”. Fedro riconosce in Esopo la sua fonte di ispirazione ma al contempo rivendica la sua originalità: mentre Esopo scriveva favole in prosa, Fedro scrive in senari giambici, cioè in poesia.
“Muove al riso e stimola la vita del saggio…”
Nelle favole di Fedro i protagonisti non sono solo animali ma anche figure umane, personaggi storici (come Augusto e Tiberio) e mitologici (come Giove e Prometeo). Spesso personificazioni di vizi e virtù umani: ad esempio la volpe rappresenta la furbizia, il leone la malvagità, l’agnello la debolezza…Animali che parlano e agiscono come uomini e che ci forniscono un messaggio tutto umano, ispirato alla moderazione e al buon senso. La favola presenta spesso una breve massima che ne esplicita la lettura in chiave morale.
Quello che è emerge è una visione pessimistica del mondo, dominato dall’arroganza dei potenti a discapito dei più deboli. Non mancano quindi cenni polemici alla società del tempo. Scrive Fedro, sempre nel Prologo: “Duplice il pregio del libretto: muove al riso e stimola la vita del saggio con una riflessione. Se poi qualcun volesse cavillare perché gli alberi parlano, e non solo gli animali, si ricordi che scherziamo con favole, dove tutto è fantasia”.
La volpe e l’uva
Nella favola “la volpe e l’uva”, Fedro mostra come gli uomini tendono a disprezzare ciò che non riescono a ottenere. “Spinta dalla fame, in una vigna dagli alti tralicci, una volpe tentava di raggiungere l’uva saltando con quante più forze aveva. Non potendo neppure toccarla, così disse mentre si allontanava: “Non è ancora matura, non voglio prenderla acerba”. Chi a parole svilisce ciò che non sa fare, ritenga pure riferito a se stesso questo apologo”.
Fortuna
La favola ha avuto grande fortuna nella letteratura successiva. Tra gli autori più conosciuti ricordiamo il francese Jean de la Fontaine, autore di due raccolte di Favole divenute molto famose e l’italiano (e romano!) Carlo Alberto Salustri detto Trilussa che scrisse componimenti in dialetto romanesco. Ancora oggi le favole sono apprezzate per la semplicità con cui trasmettono la saggezza.
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Volge lo sguardo al mondo antico per riflettere sul presente. Si interessa di letteratura greca, letteratura latina e storia antica.