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Storia della letteratura latina (12): Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane

Un confronto tra due grandi letterati del primo secolo dopo Cristo, Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane, tra storia, aneddoti e capolavori….

“Frattanto dal monte Vesuvio in parecchi punti risplendevano larghissime fiamme e vasti incendi. (…) Egli volle uscire sulla spiaggia e veder da vicino se fosse ancora possibile mettersi in mare ma questo era ancora agitato e impraticabile. Quivi, riposando sopra un lenzuolo disteso, chiese e richiese dell’acqua fredda e la bevve avidamente. (…) Quando ritornò il giorno (il terzo dopo quello che aveva visto per ultimo) il suo corpo fu trovato intatto e illeso, coperto dei panni che aveva indosso: l’aspetto più simile ad un uomo che dorme che ad un morto.”.

Così scrive Plinio il Giovane in questa lettera indirizzata a Tacito, divenuta famosissima perché in essa descrive le circostanze della morte di suo zio, Plinio il Vecchio, avvenuta nel corso della devastante eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Spinto dal suo grande desiderio di conoscenza, Plinio il Vecchio si era avvicinato all’eruzione ma vi trovò la morte, probabilmente a causa dell’aria densa di caligine. Anche negli ultimi istanti di vita Plinio il Vecchio mostrò curiosità e voglia di scoprire, qualità che hanno caratterizzato la sua personalità e la sua produzione.

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Plinio il Vecchio e la sua Naturalis historia

In un’altra lettera Plinio il Giovane presenta lo zio come un grande uomo di cultura che leggeva e raccoglieva appunti in tutti i momenti della giornata e che “riteneva che fosse perduto tutto il tempo che non veniva dedicato agli studi” (Epistulae 3,5). Nella medesima lettera Plinio ci informa anche che Plinio il Vecchio scrisse “trentasette libri di ricerche sulla natura: opera vasta, ricca di informazioni, né meno varia della natura stessa”. L’opera a cui si riferisce Plinio il Giovane è quella che noi conosciamo come Naturalis historia. Composta tra 77 e 78 d.C. e dedicata all’imperatore Tito, è l’unica opera di Plinio il Vecchio a noi pervenuta integralmente. Essa è divisa in 37 libri che trattano di svariati argomenti: cosmologia, geografia, botanica, medicina, mineralogia…

Non mancano però riflessioni filosofiche e personali, aneddoti e descrizioni di fatti incredibili e straordinari. La Naturalis Historia è per noi un un’opera eterogenea e complessa, un grande capolavoro di erudizione e una grande miniera di informazioni che l’infaticabile Plinio ha raccolto consultando tantissime fonti greche e latine. La vastità contenutistica dell’opera è messa in evidenza da Plinio già nella prefazione della Naturalis historia: “Io mi propongo di toccare tutti i settori che, per i Greci, compongono la “cultura enciclopedica” e tuttavia alcuni di essi sono sconosciuti…”.

Plinio il Giovane: il Panegirico, l’Epistolario

Alla memoria di questo straordinario intellettuale ha contribuito, come abbiamo visto, un’altra grande figura della letteratura latina: suo nipote Plinio il Giovane. Nato a Como, come lo zio, nel 61 d.C., divenne console nel 100 d.C. e governatore della Bitinia nel 111 d.C., durante il regno di Traiano. È proprio in occasione della sua elevazione al consolato che scrisse l’unica orazione a noi pervenutaci: il cosiddetto Panegirico a Traiano. È un discorso di ringraziamento rivolto all’imperatore Traiano e pronunciato in Senato nel 100 d.C. È tutto percorso da toni encomiastici, forse anche adulatori, nei confronti di Traiano e del suo operato.

Plinio ci ha lasciato anche un ricco Epistolario, costituito da dieci libri e contenente lettere rivolte ad amici, parenti, letterati e, nel decimo libro, le lettere indirizzate all’ imperatore Traiano quando Plinio il Giovane era governatore della Bitinia. Nel suo epistolario Plinio il Giovane tratta della sua vita privata, del suo mondo, dei legami che lo unirono ai maggiori letterati del tempo.

Alcune lettere sono particolarmente interessanti perché hanno anche un grande valore di testimonianza storica. Famosa è l’epistola 96 in cui Plinio chiede all’imperatore istruzioni sull’atteggiamento da avere nei confronti delle comunità cristiane dell’Asia Minore. La parentela e la stima tra Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane unisce due generazioni e al contempo due diversi periodi storici che entrambi i personaggi sono riusciti a caratterizzare grazie alla loro personalità e al loro impegno politico e intellettuale.

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