Storia della letteratura latina (11) – La satira di Persio e di Giovenale
Nato nel 34 d.C. a Volterra, Aulo Persio Flacco scrisse all’epoca dell’imperatore Nerone. Con lui il genere della satira torna ad essere protagonista della letteratura latina…

“Quale è per te il sommo bene? Vivere di buoni piatti sempre e una pelle curata da continui bagni di sole? Aspetta: non diversamente risponderebbe questa vecchia. Va’ ora”. Scrive così nella Satira 4 Persio, con il quale il genere della satira torna ad essere protagonista della letteratura latina.
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La vita e l’incontro con Cornuto
Nato nel 34 d.C. a Volterra, Aulo Persio Flacco scrisse all’epoca dell’imperatore Nerone. L’incontro con il filosofo stoico Anneo Cornuto fu importante nella sua vita e nella sua poetica. Da un lato gli trasmise la passione per la filosofia che è molto importante nella sua produzione satirica, dall’altro lo mise in contatto con gli ambienti intellettuali ostili a Nerone. Scrisse un libro di sei Satire pubblicato postumo da un suo amico.
L’invettiva moralistica di Persio
Persio si richiama alla tradizione satirica dei predecessori Orazio e Lucilio, introducendo però importanti elementi di novità: da piacevole conversazione la satira si trasforma con lui in aspra invettiva. Attraverso i suoi componimenti Persio si propone di smascherare il vizio e la degenerazione morale, politica e culturale che osserva nella società, castigarla, combatterla ed esortare alla virtù. A questo scopo utilizza un lessico volutamente rustico, realistico e crudo. Nella Satira 4, Persio polemizza contro coloro che vogliono intraprendere la carriera politica senza conoscere a fondo loro stessi, riprendendo così il celebre motto socratico nosce te ipsum (conosci te stesso).
Giovenale e la rabbia verso la società
L’altro grande autore di satire, nonché l’ultimo grande rappresentante del genere satirico della letteratura latina è Giovenale. Nato ad Aquino, nel Lazio, tra il 50 e il 60 d.C., Decimo Giunio Giovenale scrisse nell’arco di tempo tra Nerva e Adriano. La sua produzione è costituita da sedici Satire suddivise in cinque libri e pubblicate tra il 100 e il 127 d.C. Giovenale denuncia il degrado sociale e morale in cui versa la società, causato dall’abbandono delle antiche virtù e degli antichi valori, e riversa nelle sue satire tutta la sua indignazione e il suo disgusto.
Bersaglio della satira di Giovenale sono, ad esempio, l’istituzione matrimoniale, per l’incapacità delle donne di buona famiglia di resistere alla libidine; i letterati del suo tempo, per le futili recitazioni di carmi d’intrattenimento e infine la nobiltà, che invece di promuovere la cultura è preda dei bagordi e degli stravizi. Giovenale si mostra ostile verso i mendicanti, gli stranieri e i Greci che vivono a Roma, accusati di corruzione dilagante.
Scrive Giovenale nella Satira 6, in cui critica i comportamenti a suo parere dissoluti e troppo liberi delle donne: “Non c’è niente che non permetta a se stessa una donna, niente che reputi vergognoso, una volta che si sia adornata il collo di verdi gemme e si sia attaccata alle orecchie perle così pesanti da sforzarne i lobi”.
Il passato idealizzato
A differenza di Persio però, Giovenale non vede alcuna possibilità di redenzione per la società, che appare irrimediabilmente perversa. L’unico rifugio ai mali della società è il ritorno ad un passato che viene idealizzato, in cui i valori della tradizione romana venivano rispettati, il buon tempo antico governato dalla casta mentalità della società agricola.
Lo stile di Giovenale si potrebbe definire “tragico”: tale è la mostruosità del corrotto presente che non ha nulla da invidiare ai miti della tragedia. Attraverso la dura e irriverente satira di Persio e soprattutto quella di Giovenale riusciamo a cogliere aspetti interessanti della vita quotidiana della loro epoca a livello economico, sociale e culturale, nonché dei grandi cambiamenti in atto.
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Volge lo sguardo al mondo antico per riflettere sul presente. Si interessa di letteratura greca, letteratura latina e storia antica.