Centrale Montemartini, il museo che ospita il lussuosissimo treno di Pio IX
Centrale Montemartini è un museo unico, un luogo dove arte antica e archeologia industriale si fondono magicamente.La ex Sala Caldaie n. 2 del museo ospita dal 2016 le carrozze del treno di papa Pio IX, al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti, salito al soglio pontificio nel 1846…

Centrale Montemartini è un museo unico, un luogo dove arte antica e archeologia industriale si fondono magicamente, che ospita anche il lussuosissimo treno di Pio IX. Sito su via Ostiense, fu inaugurato il 30 giugno 1912 e divenne il primo impianto di produzione elettrica dell’Azienda Elettrica Municipale (antesignana di Acea). Intitolata all’ex assessore e ingegnere Giovanni Montemartini, deceduto in aula consiliare durante un dibattito nel 1913, la centrale fu poi dismessa nel 1963. Dopo circa trent’anni di abbandono, gli spazi della centrale furono restaurati da Acea e dal 1997 ospitarono il secondo polo dei Musei Capitolini.
La passione per il treno
La ex Sala Caldaie n. 2 del museo ospita dal 2016 le carrozze del treno di papa Pio IX, al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti, salito al soglio pontificio nel 1846. Diversamente dal suo predecessore, Pio IX aveva sperimentato di persona la portata innovatrice della ferrovia. Su invito e in compagnia del Re delle Due Sicilie Ferdinando II di Borbone, il pontefice aveva affrontato il suo primo viaggio in treno da Portici a Pagani, la prima ferrovia costruita sul suolo italiano.
Un dono da 140mila franchi
Nella primavera del 1850, ebbe inizio un frenetico susseguirsi di iniziative di collegamenti ferroviari. Qualche anno dopo, le linee ferroviarie costruite nello Stato Pontificio coprivano già più di 300 chilometri, con la Roma-Civitavecchia (linea Pio Centrale), la Roma-Velletri-Ceprano e la Roma-Ancona-Bologna. Arrivò quindi il primo treno papale, commissionato dalle società “Pio Centrale” e “Pio Latina”, come dono di ringraziamento per il pontefice.
3 luglio 1859, il suo viaggio inaugurale
Costato 140mila franchi, il treno era stato realizzato in Francia. Era arrivato nella città dei papi via fiume fino a Marsiglia, poi via mare fino a Civitavecchia. E infine di nuovo via fiume fino al porto fluviale di Ripa Grande. Il 3 luglio 1859 il piccolo e prezioso treno compiva il suo viaggio inaugurale. Entrò trionfalmente nella stazione di Cecchina dopo essere partito dalla stazione di Porta Maggiore, allora capolinea delle linee ferroviarie pontificie.
Le carrozze e le loro opere d’arte
La prima carrozza, parzialmente aperta, è la cosiddetta Balconata. Era una “loggia mobile” per le benedizioni papali, riccamente decorata, tra fregi vegetali e fiori di rame, dorature e velluti. Il secondo vagone, la Sala del trono, comprendeva un piccolo appartamento annesso a uso privato del pontefice. Al centro era posto scenograficamente il seggio papale, sormontato da un baldacchino e realizzato con la tecnica capitonné. Sculture di rame argentato e dorato, fregi e rilievi ornavano anche l’esterno della sontuosa Carrozza della Cappella, dove il papa tenne messa durante uno dei suoi viaggi.
L’ultimo viaggio
Con questo mezzo, il papa compì pochissimi viaggi. Dopo il 1870 e la presa di Roma, le tre carrozze furono ospitate a lungo in una rimessa della stazione Termini, dove furono parzialmente depredate. Nel 1911, il treno di Pio IX venne esposto in veste di cimelio storico a Castel Sant’Angelo per essere poi trasferito nel 1930 nel neonato Museo di Roma, all’epoca in via dei Cerchi. Poi, il 2 agosto del 1951, dopo una spettacolare sfilata per le vie della città, i vagoni arrivarono nella nuova sede del museo a Palazzo Braschi. Per poi trovare nuova collocazione nelle ampie e luminose sale della Centrale Montemartini.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.