Emilio Solfrizzi in “Il malato immaginario” di Molière al Teatro Quirino di Roma
Al Teatro Quirino di Roma, sino all’11 dicembre, Emilio Solfrizzi in Il malato immaginario di Molière, con la regia di Guglielmo Ferro. Uno spettacolo della Compagnia Moliere La Contrada – Teatro Stabile di Trieste. Nel cast anche Lisa Galantini, Antonella Piccolo, Sergio Basile e Viviana Altieri…

Al Teatro Quirino di Roma, sino all’11 dicembre, Emilio Solfrizzi in Il malato immaginario di Molière, con la regia di Guglielmo Ferro. Uno spettacolo della Compagnia Moliere La Contrada – Teatro Stabile di Trieste.
Nel cast: Emilio Solfrizzi, Lisa Galantini, Antonella Piccolo, Sergio Basile, Viviana Altieri, Cristiano Dessì, Pietro Casella, Cecilia D’amico e con Rosario Coppolino. Costumi, Santuzza Calì, scenografie Fabiana Di Marco, musiche Massimiliano Pace. Adattamento e regia Guglielmo Ferro.
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Note della regia
Il teatro come finzione, come strumento per dissimulare la realtà, fa il paio con l’idea di Argante di servirsi della malattia per non affrontare “i dardi dell’atroce fortuna”. Il malato immaginario ha più paura di vivere che di morire, e il suo rifugiarsi nella malattia non è nient’altro che una fuga dai problemi, dalle prove che un’esistenza ti mette davanti.
La tradizione, commettendo forse una forzatura, ha accomunato la malattia con la vecchiaia, identificando di conseguenza il ruolo del malato con un attore anziano o addirittura vecchio, ma Moliere lo scrive per sé stesso quindi per un uomo sui 50 anni, proprio per queste ragioni un grande attore dell’età di Emilio Solfrizzi potrà restituire al testo un aspetto importantissimo e certe volte dimenticato. Il rifiuto della propria esistenza.
La comicità di cui è intriso il capolavoro di Moliere viene così esaltata dall’esplosione di vita che si fa tutt’intorno ad Argante e la sua continua fuga attraverso rimedi e cure di medici improbabili crea situazioni esilaranti. Una comicità che si avvicina al teatro dell’assurdo, Moliere, come tutti i giganti, con geniale intuizione anticipa modalità drammaturgiche che solo nel ‘900 vedranno la luce. Si ride, tanto, ma come sempre l’uomo ride del dramma altrui.
La genesi della commedia
Il malato immaginario (Le Malade imaginaire), è una Comédie-ballet in III atti, del drammaturgo francese Molière. E’ importante sottolineare che nel XVII secolo, in Francia, il termine “immaginario” significava pazzo.
Scritta nell’ultimo anno di vita di Molière, la pièce venne rappresentata per la prima volta al Palais-Royal il 10 febbraio 1673, dalla “Troupe du Roy”, con le musiche di Marc-Antoine Charpentier, e coreografie di Pierre Beauchamp. L’opera è quasi un’autobiografia del drammaturgo. E’ inframmezzata da intermezzi musicali e balletti, inseriti all’unico scopo di compiacere i gusti di Luigi XIV, totalmente estranei alla trama stessa.
La morte di Molière a pochi giorni dal debutto
Il 17 febbraio del 1673 Molière, che interpretava Argante, portò a termine la rappresentazione di questa commedia nonostante il suo grave stato di salute, morendo infine poche ore dopo.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.