“La gabbia e il volo”, a Roma una mostra per i diritti delle donne violati nel mondo
Dal 3 al 16 aprile 2023, presso la Casa Municipio Roma I Centro, la mostra “La gabbia e il volo: diritti delle donne violati nel mondo”, con le opere di 18 artisti internazionali e di formazioni cosmopolite e di alcune docenti di Accademie di Belle Arti

Dal 3 al 16 aprile 2023, presso la Casa Municipio Roma I Centro, la mostra “La gabbia e il volo: diritti delle donne violati nel mondo”, con le opere di 18 artisti internazionali e di formazioni cosmopolite e di alcune docenti di Accademie di Belle Arti. Il titolo della collettiva è ispirato al verso “da questa muta gabbia prendere il volo” della poetessa persiana Forough Farrokhzad (Teheran 1934-1967), che denunciò le prevaricazioni maschili.
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Le opere in mostra
Gli artisti sono stati invitati a esprimere una riflessione sul tema, usando linguaggi espressivi (pittura tradizionale e digitale, scultura, installazioni, fotografia, grafica, video) e materiali eterogenei. I risultati testimoniano solidarietà con le rivendicazioni da mezzo secolo (nel 1994 l’attivista e psichiatra Homa Darabi si diede fuoco a Teheran) delle donne iraniane e afghane, rendono omaggio [Silenzio. Esserci – F. Celani; Il tappeto – M. Sutera] alle oltre 500 vittime della repressione in Iran e alle donne che rischiano la vita togliendo il velo [Il velo vola sopra Tehran – Anita Guerra] e protestando in strada [Rompete le righe – Giulia Ripandelli] dopo l’uccisione di Masha Amini per una ciocca di capelli fuori dal velo [Hair/Capelli e Le ragazze corrono veloci – Sandra Di Coste] inneggiando Jin, Jîyan, Azadî ossia Vita, Donna, Libertà [Anime libere – Patrizia Molinari; La rivolta dei veli neri– Vanda Valente], per una società equa e paritaria, per l’accesso all’istruzione e al mondo del lavoro e della politica.
Burka, lotta e liberazione
Dalla solitudine [Senza parola – Yvonne Ekman] della “muta gabbia” [La gabbia e il volo –Elizabeth Frolet] del burka [Donna col burka– Morteza Eqbalzada] la pressione della solidarietà internazionale apre alla speranza [Nel respirare la solitudine, sconvolgete spiragli della mia coscienza – Mahshid Mussavi; Con tutto il cuore– Stefania Fabrizi], anche se la lotta [Il ratto di Proserpina– Annalisa Pitrelli; La lotta – Sucida Dushi] richiede tempo [How long will it take? Prisoners in space and time – Hans- Hermann Koopmann] per arrivare ai burka che volano [La Gabbia e il Volo sopra Kabul – Anita Guerra] e alla liberazione della donna [Rivoluzione e Resurrezione 3 (R – 1)– Barbara Schaefer].
Le bambine spose e le vittime di infibulazione
Con Inside X – I tessuti della sposa – Patrizia Trevisi narra un crudo racconto scientifico ricamato contro la dittatura maschilista. Gli artisti pensano anche alle bambine spose [La sposa bambina, M. Eqbalzada] o avvelenate con i gas per chiudere le scuole femminili; a quelle della Cina rurale vittime di abusi scolastici, alle bambine e donne, non soltanto in Africa, vittime di infibulazione, ritenuto un rito di purificazione; alle lotte contro le discriminazioni di genere e razziali. Do You Know Her? – Katherine Krizek è una serie di ritratti di donne che hanno lottato per i diritti umani e di genere in vari settori della società e delle arti da Oriente a Occidente.
Le storie di Do you know her?
Dall’avvocata iraniana Nasrin Sotoudeh che ha difeso le giovani donne che protestavano contro l’obbligo di indossare l’hijab, arrestata e incarcerata. A Malala Yousafzai pakistana già a 11 anni attivista per l’istruzione femminile contro le leggi dei talebani; subì un attentato e nel 2014 vinse il premio Nobel per la pace. All’attivista afghana Sakena Yacoobi, fondatrice di un istituto per l’educazione e assistenza legale di donne e bambini.
A Vandana Shiva attivista indiana a favore dell’agricoltura ecologica contro il monopolio delle multinazionali e a difesa del diritto all’acqua delle donne e contadini poveri. A Maya Angelou scrittrice e artista di spettacolo in USA, attivista con Martin Luther King e Malcolm X contro la discriminazione razziale dei neri e vittima di stupro. A Franca Viola che a 17 anni nel 1960 in Sicilia rifiutò il matrimonio riparatore col suo stupratore e la legge poi fu abrogata nel 1981.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.