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I segreti di “Madama Butterfly”, l’opera di Puccini che da flop divenne cult

Madama Butterfly è un’opera in tre atti di Giacomo Puccini, definita nello spartito e nel libretto “tragedia giapponese”. La prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro alla Scala di Milano, il 17 febbraio 1904. E fu un clamoroso flop…

Madama Butterfly è un’opera in tre atti di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, definita nello spartito e nel libretto “tragedia giapponese” e dedicata alla regina d’Italia Elena di Montenegro. La prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro alla Scala di Milano, il 17 febbraio 1904, della stagione di Carnevale e Quaresima. E fu un clamoroso flop.

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La genesi dell’opera

Puccini scelse il soggetto dopo aver assistito a Londra, nel giugno 1900, alla tragedia in un atto Madame Butterfly di David Belasco, a sua volta tratta da un racconto dell’americano John Luther Long dal titolo Madame Butterfly, apparso nel 1898. Iniziata nel 1901, la composizione procedette con numerose interruzioni, ma la sua ricerca, per testi ed abiti, fu davvero minuziosa.

La prima rappresentazione

La sera del 17 febbraio 1904, nonostante l’attesa, la Madama Butterfly cadde clamorosamente al Teatro alla Scala di Milano. Queste le parole di una delle sorelle di Puccini, Ramelde, in una lettera al marito: “Alle due siamo andati a letto e non posso chiudere occhio; e dire che tutti eravamo tanto sicuri! Giacomo, poverino, non l’abbiamo mai veduto perché non si poteva andare sul palcoscenico. Siamo arrivati in fondo non so come. Il secondo atto non l’ho sentito affatto e, prima che l’opera finisse, siamo scappati dal teatro.”

Le ragioni del fiasco

Molti studiosi, tra cui il direttore d’orchestra Pinchas Steinberg, ritengono che attorno all’autore e all’opera fosse stato costruito ad arte un clima d’ostilità. L’ipotesi del complotto è confermata anche dalle sensazioni di Puccini, che scrivendo all’amico Camillo Bondi ne parlò così:

“Con animo triste ma forte ti dico che fu un vero linciaggio. Non ascoltarono una nota quei cannibali. Che orrenda orgia di forsennati, briachi d’odio. Ma la mia Butterfly rimane qual è: l’opera più sentita e suggestiva ch’io abbia mai concepito. E avrò la rivincita, vedrai, se la darò in un ambiente meno vasto e meno saturo d’odi e di passioni”.

Queste, invece, le parole del compositore ed editore Giulio Ricordi, poche settimane dopo:

“Grugniti, boati, muggiti, risa, barriti, sghignazzate, i soliti gridi solitari di bis fatti apposta per eccitare ancor di più gli spettatori, ecco, sinteticamente, qual è l’accoglienza che il pubblico della Scala fa al nuovo lavoro del maestro Giacomo Puccini. Dopo questo pandemonio, durante il quale pressoché nulla fu potuto udire, il pubblico lascia il teatro contento come una pasqua!”.

Le modifiche successive

Il fiasco spinse autore ed editore a ritirare immediatamente lo spartito, procedendo con l’eliminazione di alcuni dettagli e con la modifica di alcune scene e situazioni. Puccini inserì anche una nuova aria per Pinkerton, «Addio, fiorito asil». Tra le modifiche più importanti, riguarda la linea vocale dell’aria del suicidio di Butterfly.

Nella nuova veste, Madama Butterfly, interpretata da Solomiya Krushelnytska e Zenatello diretta da Campanini, venne accolta entusiasticamente al Teatro Grande di Brescia appena tre mesi dopo, il 28 maggio, e da quel giorno iniziò la sua seconda, fortunata esistenza.

La trama di Madama Butterfly

L’ufficiale della marina degli Stati Uniti Pinkerton, sbarcato a Nagasaki, si unisce in matrimonio con una geisha quindicenne di nome Cio-Cio-San, termine giapponese che significa Madama Butterfly. Secondo le usanze locali il tenente ha il diritto di ripudiare la moglie, in qualsiasi momento, anche dopo un mese. Così avviene, e Pinkerton ritorna in patria abbandonando la giovanissima sposa. Ma questa, forte di un amore ardente e tenace, pur struggendosi nella lunga attesa accanto al bimbo nato da quelle nozze, continua a ripetere a tutti la sua incrollabile fiducia nel ritorno dell’amato.

Pinkerton ritorna dopo tre anni, ma non da solo: accompagnato da una giovane donna, da lui sposata negli Stati Uniti, è venuto a prendersi il bambino, della cui esistenza è stato messo al corrente dal console Sharpless. Vuole strapparlo alla madre per portarlo con sé in patria ed educarlo secondo gli usi occidentali. Butterfly deve arrendersi di fronte all’evidenza dei fatti: la sua grande illusione, la felicità sognata accanto all’uomo amato, è svanita del tutto. Decide quindi di uccidersi; dopo aver abbracciato per l’ultima volta, disperatamente, il figlio, lo benda e si fa harakiri con il pugnale donatole dal padre. Quando Pinkerton entra nella casa di Butterfly la trova morta accanto al figlioletto.

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