Charles Baudelaire e I fiori del male: le dieci poesie più belle del poeta “maledetto”
Last Updated on 31/08/2023
Il 31 agosto 1867 muore Charles Baudelaire, uno dei più importanti poeti del XIX secolo. Esponente chiave del simbolismo, affiliato del parnassianesimo, anticipatore del decadentismo, i suoi “fiori del male” sono un classico della letteratura mondiale…

Charles Pierre Baudelaire (Parigi, 9 aprile 1821 – Parigi, 31 agosto 1867) è uno dei più importanti poeti del XIX secolo. Esponente chiave del simbolismo, affiliato del parnassianesimo, grande innovatore del genere lirico, ha anche di fatto anticipato il decadentismo. Il suo capolavoro, “I fiori del male”, è considerato uno dei classici della letteratura francese e mondiale.
Il suo coinvolgimento in varie forme artistiche e la sua abilità di spaziare dalla poesia alla critica letteraria, dal giornalismo alla filosofia, hanno dimostrato la sua grande versatilità intellettuale. Non sorprende quindi che tanti autori e pensatori ne siano stati influenzati, da “poeti maledetti” come Verlaine, Mallarmé e Rimbaud, a scrittori e pensatori come Proust, Wilson e Campana.
“I fiori del male” di Charles Baudelaire
Quest’opera è considerata uno dei capolavori della letteratura poetica non solo francese, ma mondiale. La sua innovativa combinazione di tematiche oscure, atmosfere decadenti e forme poetiche sperimentali ha influenzato numerosi autori e movimenti letterari successivi.
La tua descrizione copre la genesi dell’opera, la sua controversia iniziale, le edizioni successive e l’influenza che ha avuto sulla letteratura. L’uso dei temi oscuri e delle atmosfere decadenti è stato fondamentale per la creazione dell’immagine del “poeta maledetto”, una figura romantica e tormentata che ha segnato la visione collettiva dei poeti dell’epoca.
L’opera di Baudelaire, attraverso la sua profonda esplorazione di temi metafisici, esistenziali e sensuali, ha aperto nuove strade per l’espressione poetica e ha anticipato molti degli sviluppi letterari del XX secolo. La tua citazione di Emilio Praga sottolinea l’eccezionale impatto di “I fiori del male” nel panorama letterario.
Le sue dieci poesie più belle
A una passante – Charles Baudelaire
La via assordante strepitava intorno a me.
Una donna alta, slanciata, a lutto, in un dolore
maestoso, passò sollevando e agitando
con mano fastosa il pizzo e l’orlo della gonna,
agile e nobile con la sua gamba di statua.
Ed io, proteso come folle, bevevo
la dolcezza affascinante e il piacere che uccide
nel suo occhio, livido cielo dove cova l’uragano.
Un lampo… poi la notte! – Bellezza fuggitiva
dallo sguardo che m’ha fatto subito rinascere,
ti rivedrò solo nell’eternità?
Altrove, assai lontano da qui! Troppo tardi! Forse mai!
Perché ignoro dove fuggi, né tu sai dove vado,
tu che avrei amata, tu che lo sapevi!
L’albatro – Charles Baudelaire
Sovente, per diletto, i marinai catturano degli albatri, grandi
uccelli marini che seguono, indolenti compagni di viaggio, il
bastimento scivolante sopra gli abissi amari.
Appena li hanno deposti sulle tavole, questi re dell’azzurro, goffi
e vergognosi, miseramente trascinano ai loro fianchi le grandi,
candide ali, quasi fossero remi.
Come è intrigato e incapace, questo viaggiatore alato! Lui, poco
addietro così bello, com’è brutto e ridicolo! Qualcuno irrita il
suo becco con una pipa mentre un altro, zoppicando, mima
l’infermo che prima volava!
E il poeta, che è avvezzo alle tempeste e ride dell’arciere, assomiglia
in tutto al principe delle nubi: esiliato in terra, fra gli
scherni, non puo’ per le sue ali di gigante avanzare di un passo.
Spleen – Charles Baudelaire
Quando, come un coperchio, il cielo pesa greve
Sull’anima gemente in preda a lunghi affanni,
E in un unico cerchio stringendo l’orizzonte
Riversa un giorno nero più triste dell notti;
Quando la terra cambia in un’umida cella,
Entro cui la Speranza va, come un pipistrello,
Sbattendo la sua timida ala contro i muri
E picchiando la testa sul fradicio soffitto;
Quando la pioggia stende le sue immense strisce
Imitando le sbarre di una vasta prigione,
E, muto e ripugnante, un popolo di ragni
Tende le proprie reti dentro i nostri cervelli;
Delle campane a un tratto esplodono con furia
Lanciando verso il cielo un urlo spaventoso,
Che fa pensare a spiriti erranti e senza patria
Che si mettano a gemere in maniera ostinata.
– E lunghi funerali, senza tamburi o musica,
Sfilano lentamente nel cuore; la Speranza,
Vinta, piange, e l’Angoscia, dispotica ed atroce,
Infilza sul mio cranio la sua bandiera nera…
Ti adoro – Charles Baudelaire
T’adoro al pari della volta notturna,
o vaso di tristezza, o grande taciturna!
E tanto più t’amo quanto più mi fuggi, o bella,
e sembri, ornamento delle mie notti,
ironicamente accumulare la distanza
che separa le mie braccia dalle azzurrità infinite.
Mi porto all’attacco, m’arrampico all’assalto
come fa una fila di vermi presso un cadavere e amo,
fiera implacabile e cruda, sino la freddezza
che ti fa più bella ai miei occhi.
Inno alla bellezza – Charles Baudelaire
Vieni dal ciel profondo o l’abisso t’esprime,
Bellezza? Dal tuo sguardo infernale e divino
piovono senza scelta il beneficio e il crimine,
e in questo ti si può apparentare al vino.
Hai dentro gli occhi l’alba e l’occaso, ed esali
profumi come a sera un nembo repentino;
sono un filtro i tuoi baci, e la tua bocca è un calice
che disanima il prode e rincuora il bambino.
Sorgi dal nero baratro o discendi dagli astri?
Segue il Destino, docile come un cane, i tuoi panni;
tu semini a casaccio le fortune e i disastri;
e governi su tutto, e di nulla t’affanni.
Bellezza, tu cammini sui morti che deridi;
leggiadro fra i tuoi vezzi spicca l’Orrore, mentre,
pendulo fra i più cari ciondoli, l’Omicidio
ti ballonzola allegro sull’orgoglioso ventre.
Torcia, vola al tuo lume la falena accecata,
crepita, arde e loda il fuoco onde soccombe!
Quando si china e spasima l’amante sull’amata,
pare un morente che carezzi la sua tomba.
Venga tu dall’inferno o dal cielo, che importa,
Bellezza, mostro immane, mostro candido e fosco,
se il tuo piede, il tuo sguardo, il tuo riso la porta
m’aprono a un Infinito che amo e non conosco?
Arcangelo o Sirena, da Satana o da Dio,
che importa, se tu, o fata dagli occhi di velluto,
luce, profumo, musica, unico bene mio,
rendi più dolce il mondo, meno triste il minuto?
L’uomo e il mare – Charles Baudelaire
Sempre il mare, uomo libero, amerai!
perché il mare è il tuo specchio; tu contempli
nell’infinito svolgersi dell’onda
l’anima tua, e un abisso è il tuo spirito
non meno amaro. Godi nel tuffarti
in seno alla tua immagine; l’abbracci
con gli occhi e con le braccia, e a volte il cuore
si distrae dal tuo suono al suon di questo
selvaggio ed indomabile lamento.
Discreti e tenebrosi ambedue siete:
uomo, nessuno ha mai sondato il fondo
dei tuoi abissi; nessuno ha conosciuto,
mare, le tue più intime ricchezze,
tanto gelosi siete d’ogni vostro
segreto. Ma da secoli infiniti
senza rimorso né pietà lottate
fra voi, talmente grande è il vostro amore
per la strage e la morte, o lottatori
eterni, o implacabili fratelli!
L’anima del vino – Charles Baudelaire
Dentro le bottiglie cantava una sera l’anima del vino:
‘Uomo, caro diseredato, eccoti un canto pieno
di luce e di fraternità da questa prigione
di vetro e da sotto le vermiglie ceralacche!
So quanta pena, quanto sudore e quanto sole
cocente servono, sulla collina ardente,
per mettermi al mondo e donarmi l’anima;
ma non sarò ingrato né malefico,
perché sento una gioia immensa quando scendo
giù per la gola d’un uomo affranto di fatica,
e il suo caldo petto è una dolce tomba
dove sto meglio che nelle mie fredde cantine.
Senti come echeggiano i ritornelli delle domeniche?
Senti come bisbiglia la speranza nel mio seno palpitante?
Vedrai come mi esalterai e sarai contento
coi gomiti sul tavolo e le maniche rimboccate!
Come accenderò lo sguardo della tua donna rapita!
Come ridarò a tuo figlio la sua forza e i suoi colori!
Come sarò per quell’esile atleta della vita
l’olio che tempra i muscoli dei lottatori!
Cadrò in te, ambrosia vegetale,
prezioso grano sparso dal Seminatore eterno,
perché dal nostro amore nasca la poesia
che come un raro fiore s’alzerà verso Dio!’
La morte degli amanti – Charles Baudelaire
Avremo letti pieni di leggeri odori,
divani profondi come tombe,
fiori strani sulle mensole
aperti per noi sotto i più bei cieli.
I nostri cuori saranno due gran fiaccole
nello sprazzo a gara degli ultimi ardori:
come rifletteranno i loro doppi splendori
negli specchi gemelli delle nostre anime!
Una sera fatta di rosa e mistico azzurro
ci scambieremo un unico lampo,
come un lungo singhiozzo carico d’addii;
un Angelo più tardi schiuderà le porte
e verrà a rianimare, fedele e gioioso,
gli specchi offuscati e le fiamme morte.
Corrispondenze – Charles Baudelaire
La Natura è un tempio dove incerte parole
mormorano pilastri che sono vivi,
una foresta di simboli che l’uomo
attraversa nel raggio dei loro sguardi familiari.
Come echi che a lungo e da lontano
tendono a un’unità profonda e buia
grande come le tenebre o la luce
i suoni rispondono ai colori, i colori ai profumi.
Profumi freschi come la pelle d’un bambino,
vellutati come l’oboe e verdi come i prati,
altri d’una corrotta, trionfante ricchezza
che tende a propagarsi senza fine – così
l’ambra e il muschio, l’incenso e il benzoino
a commentare le dolcezze estreme dello spirito e dei sensi.
Quando passa – Charles Baudelaire
Quando passa con vesti ondose e iridescenti,
a una grazia di danza informa ogni movenza,
quasi, in cima a un bastone, quei sinuosi serpenti
che i giocolieri sacri agitano in cadenza.
Come la sabbia e il cielo dei deserti roventi,
sordi entrambi a ogni voce d’umana sofferenza,
come il giuoco dell’onda nel viluppo dei venti,
ella si stende e snoda con piena indifferenza.
I suoi limpidi occhi sono pietre stupende,
e nella sua natura allegorica e strana,
dove l’antica sfinge un cherubo asseconda,
fra l’acciaio e i diamanti, l’oro e la luce, splende
d’un eterno splendore, come una stella vana,
la fredda maestà della donna infeconda.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.