Intervista a Simone Di Crescenzo: “Vi racconto meglio Gioachino Rossini”
Last Updated on 04/04/2019
Pianista, musicologo, preparatore musicale ed esperto di vocalità, Simone Di Crescenzo si occupa da diversi anni di Belcanto. In occasione del 150° anniversario della scomparsa del “Cigno di Pesaro” traccia un breve ritratto di uno dei più grandi compositori italiani di tutti i tempi: Gioachino Rossini.

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La sua prima opera ad andare in scena fu La cambiale di matrimonio, con la quale Rossini esordì presso il Teatro San Moisè di Venezia. Aveva 18 anni. Com’era allora il suo stile e com’è cambiato negli anni?
Rossini, come molti compositori del suo tempo fu un talento precocissimo, tanto che già durante gli anni di studio aveva prodotto alcuni lavori di grande valore stilistico ed espressivo. Sicuramente il suo modo di esprimersi cambiò nel corso degli anni, ma fin dai suoi esordi si potevano chiaramente distinguere i tratti del genio. All’inizio non mancava una certa severità nella scrittura musicale unita ad una personale ricerca formale e all’uso di un’orchestrazione insolita per l’epoca.
E’ tuttavia nelle opere successive, in particolar modo quelle del periodo veneziano e napoletano, che si rivela pienamente la sua grandezza. Qui si manifestano a pieno i tratti caratterizzanti del suo linguaggio: la brillantezza della scrittura musicale, la ricerca del senso ritmico, il virtuosismo vocale, l’invenzione armonica, l’orchestrazione raffinata e la costante ricerca di quel “bello-ideale” che fu il suo obiettivo perenne e che gli valse la gloria insuperata per tutta la prima metà dell’Ottocento.
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Nel 1816 presentò presso il Teatro Argentina di Roma il suo celeberrimo Barbiere di Siviglia, ricevendo una tiepida accoglienza. Come mai ?
In quel periodo Rossini era sotto contratto con il Teatro San Carlo di Napoli, scritturato dal celebre impresario Domenico Barbaja. Usufruendo di alcune licenze continuò a scrivere anche per altri teatri italiani, fra cui Roma. La prima del Barbiere fu effettivamente un fiasco, forse causato dai detrattori di Rossini; ci sono alcune leggende che vollero lo stesso Barbaja dietro questa inspiegabile caduta. L’opera ebbe il meritato successe nelle serate successive, a da allora è ancora oggi uno dei titoli più celebri e rappresentati in tutti i teatri del mondo.
Il “Cigno di Pesaro”, come era soprannominato, non ha mai presentato la ‘prima’ di una sua opera nella sua città. Come mai ?
Per ottenere fama ed approvazione era necessario per un compositore dell’Ottocento riscuotere successo presso quelli che erano considerati i maggiori teatri italiani, ovvero a Napoli, Venezia, Milano, Bologna, Torino e Firenze. Quindi anche Rossini seguì questa esigenza di carriera, ma non trascurò di inaugurare nel 1818 il ricostruito Teatro Nuovo di Pesaro (oggi Teatro Rossini), dirigendo egli stesso una rappresentazione della sua opera La Gazza Ladra, titolo rappresentato per la prima volta l’anno prima al Teatro alla Scala di Milano.
Come spiegare il cosiddetto “crescendo rossiniano” a chi non ha studiato musica?
Si tratta di un procedimento compositivo adottato molto spesso da Rossini in alcuni ‘finali’ o ‘concertati’ delle sue opere. Consiste essenzialmente nella ripetizione di alcune battute da parte dell’orchestra, in cui entrano progressivamente varie sezioni di strumenti in un generale crescendo dinamico ed accelerando. L’effetto che si genera nell’ascoltatore è di frenesia e concitazione, fino all’esplosione della conclusione che, inevitabilmente, scatena un fragoroso applauso.
Non solo “Barbiere”: 3 opere che andrebbero ascoltate e perché ?
Considerata la vastità e la grandezza assoluta della produzione rossiniana è davvero difficile condensare solo in 3 titoli ciò che andrebbe ascoltato, ma provo a farlo.
Cenerentola, dramma giocoso, è una fiaba senza tempo che non smette mai di stupire grandi e piccini. In quest’opera si possono cogliere tutti gli aspetti più bizzarri e divertenti che Rossini seppe donare al teatro comico. La scrittura musicale, sempre smagliante e briosa trascina l’ascoltatore in un mondo fantastico, fantasioso e colorato.
Mosè in Egitto, opera seria del periodo napoletano, è uno dei capolavori assoluti dell’arte rossiniana. L’opera, ispirata alle note vicende bibliche, contiene uno dei brani più famosi di Rossini, che fu una vero e proprio ‘inno nazionale’ in tutta la prima metà dell’800, ovvero la preghiera “Dal tuo stellato soglio”. Quest’anno, in occasione dell’anniversario rossiniano, il Teatro San Carlo di Napoli ha scelto proprio il Mosè come titolo celebrativo per la ricorrenza.
Guillaume Tell, ultima opera del compositore pesarese, considerato il suo testamento artistico, costituì la consacrazione agli occhi di tutto il mondo musicale, tanto che lo stesso Bellini arrivò a dire: “L’ho udito per la trentesima volta, e mi persuado ogni giorno di più che noi compositori d’oggi, non siamo che tanti insetti a paragone del maestro dei maestri! Per me il ‘Guglielmo Tell’ vale la ‘Divina Commedia” di Dante !”
Cosa lega Simone Di Crescenzo a Rossini? Quali sono i progetti in programma per questo anno rossiniano?
Mi lega a Rossini una passione profonda poiché riconosco nella sua arte la manifestazione Neoclassica del “bello-ideale”, unita alla genialità creativa e al brio emotivo. Le sue melodie sono in grado di commuovere nell’intimo, di elettrizzare, di elevare l’animo dell’ascoltatore. Egli parla al cuore con un linguaggio semplice, ma allo stesso tempo estremamente nobile e raffinato.
Rossini costituisce il grande crocevia fra il mondo aulico e stilizzato del ‘700 ed il romanticismo di metà ‘800. Rappresenta l’apoteosi assoluta del Belcanto che si incarna non più nelle voci dei castrati, ma in quelle naturali, sviluppate al massimo delle proprie potenzialità tecniche ed espressive. Mi dedico a questo autore con passione da molto tempo, sia nei miei studi che nelle mie performances.
In questo anno di anniversario ho in programma una serie di eventi dedicati al “Cigno di Pesaro”, che mi vedranno coinvolto sia in veste di pianista che di studioso. Invito tutti i lettori a seguirmi sul web per scoprire insieme le novità sull’argomento che presto saranno annunciate…
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.
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