Intervista a Riccardo Castagnari: “L’artista è un artigiano che emoziona”
Last Updated on 09/05/2019
L’attore torna in teatro con “DI-VI-NA, per Vocazione Star”, presso il Teatro Lo Spazio di Roma, dal 26 al 30 marzo 2019.
Riccardo Castagnari torna in teatro con “DI-VI-NA, per Vocazione Star”, presso il Teatro Lo Spazio di Roma, dal 26 al 30 marzo 2019. E lo fa per raccontare l’attimo privato in cui una drag queen, o per esser più precisi una drag singer di nome Divina, giunta in ritardo alla serata in cui avrebbe dovuto esibirsi, decide di non fare più il suo consueto show. Bensì sceglie di concedersi una lunga chiacchierata con il pubblico, senza filtro alcuno. Ad accompagnarla ci sarà Andrea Calvani al pianoforte, le cui note insieme al talento vocale ed interpretativo di Castagnari, scandiranno il tempo dello spettacolo.

La chiacchierata metterà a nudo il passato della drag singer, la sua infanzia, i suoi amori, la sua passione per il cinema, il vissuto difficile, ironico e spesso impensabile di Divina. Una storia apparentemente al limite, tanto paradossale quanto rigorosamente vera. Uno sproloquio di canzoni e parole quanto banale e quotidiano, profondamente umano, disperato, tragi-comico e appassionato, che tra numeri musicali e interazioni con il pubblico, condurrà gli spettatori ad un finale inaspettato.
Abbiamo colto l’occasione per porre cinque domande a Riccardo Castagnari. Partendo, ovviamente, dalla nostra più consueta. Apertissima, ma sempre dalle risposte sorprendenti.
Riccardo Castagnari, cosa è per te l’arte?
Con una battuta potrei rispondere: “Qualcosa da imparare e da mettere da parte”. Non lo so di preciso… a dir la verità, mi considero solo un artigiano, l’opera di artigianato quando ti procura emozione, probabilmente è arte. Commuoversi, ridere, avere la pelle d’oca, ritrovarsi soprattutto dopo essersi persi. Forse queste sono le condizioni di chi si trova di fronte a “qualcosa” di artistico. Vibrare su una lunghezza d’onda diversa che ti procuri emozione. Altro non saprei dire. Che poi sono le emozioni che ti può dare un’alba, un tramonto, un mare in tempesta… quelle sono vere e proprie opere d’arte.
A quando risale il tuo primo travestimento (più o meno) artistico?
Ai tempi dell’Accademia. Io ho fatto l’Accademia dei Filodrammatici a Milano. Ma il fatto del travestimento non è avvenuto in Accademia. Ma fuori. Mi è servito per buttare all’aria tutto ciò che imparavo lì, per costruire qualcosa di diverso al di là di quelle regole. Il mio primo riferimento artistico in questo senso è stato senz’altro il Leopoldo Mastelloni de “ Les fantômes de Pierrot ” uno spettacolo che ho visto decine di volte. La sua Bammenella, la sua Marion BonBon, la sua ‘peripatetica’ hanno sicuramente determinato la strada per quelli che poi sono diventati i miei personaggi en travesti.

Sei stato Marlene D. per moltissimi anni, 18 compiuti proprio lo scorso gennaio. Oggi sei DI-VI-NA, qual è la differenza? Parlaci di queste due maschere.
Credo che siano due personaggi agli antipodi. Marlene è il glamour hollywoodiano all’ennesima potenza, la quintessenza della femminilità, la causticità con classe. DI-VI-NA è una drag queen che viene dal popolo, viene dal basso, fa riferimento alle divine del cinema e della canzone ma i suoi trascorsi sono popolari, viene dalla strada. Volgare? No schietta e sincera come Marlene ma con altre modalità, con altri parametri. Neanche troppo femminile, in un certo senso. Sicuramente ha avuto una vita più difficile e ha dovuto affrontare problemi molto diversi da quelli di Miss Dietrich. Quindi anche per interpretarle l’approccio è diverso. Alto per una, basso per l’altra.
Racconti l’arte dei tuoi personaggi da tantissimi anni: com’è cambiato, nel frattempo, la mentalità di chi ti viene a guardare?
Non saprei, bisognerebbe chiederlo a loro. DI-VI-NA nasce sulla carta 18 anni fa proprio come Marlene (perché ne è stata addirittura la prima stesura), ma 18 anni fa non sarei stato in grado di interpretarla con la scioltezza e la consapevolezza di adesso, perché sarebbe stato un personaggio troppo avanti, aveva bisogno di più anni sulle spalle per raccontare al pubblico il suo percorso. E non perché il suo percorso è stato il mio, ma per una maturità diversa nei confronti di quello che ci racconta. Non sono i fatti del personaggio a dover corrispondere per forza ai fatti dell’interprete, ma il sapere cosa può esserci (ed esserci stato) dietro quei fatti. Alcuni possono anche corrispondere: la morte di alcuni amici, la malattia che ha passato la vita di altri, la sofferenza per determinate circostanze… sicuramente se le hai vissute queste cose riesci a raccontarle meglio e a trasmetterne le emozioni… di altre cose è necessaria soltanto una maturità più salda che sicuramente 18 anni fa era diversa dalla mia di adesso. Per tornare alla tua domanda, forse anche il pubblico che mi ha seguito da sempre è più maturo di allora, e non solo di età.
Ho cercato la tua pagina su Wikipedia. E non l’ho trovata. Quale incontro speciale vorresti che non mancasse nella tua biografia?
È vero. Su wikipedia non ci sono. Mi sa troppo di autocelebrazione, se te la fai da solo, o di epitaffio, se te la fanno gli altri. Non lo reputo indispensabile. Non saprei dirti quale incontro ancora vorrei. Mi reputo molto fortunato. L’incontro più importante è stato senz’altro quello con Marlene. Marlene ha sicuramente aperto strade che non avrei mai pensato di poter percorrere. Non avrei mai pensato, ad esempio, di poter recitare a Parigi per un così lungo periodo (così come è avvenuto) in una lingua, il francese, che neanche conoscevo. Oppure entrare nello studio di Pierre et Gilles ed essere immortalato dalla loro macchina fotografica e dai loro pennelli in un’opera finale che è molto di più di una semplice fotografia. Oppure ancora ricevere via posta la foto autografata di Brigitte Bardot che mi scrive “A Riccardo, Marlene superba con tutto il mio cuore B.B.”… (e cito solo gli incontri fatti all’estero per non fare torto a quelli italiani che sarebbe troppo lungo da ricordarli tutti). Ho avuto sicuramente molto e ne sono realmente contento. Tutto è stato guadagnato, è vero, con impegno e costanza (non dico fatica perché quella se la fai per qualcosa che ti piace, poi non la senti). Tutto quello che mi viene da adesso in poi, perciò, mi sarà regalato, quindi non lo voglio programmare. Sono qui, se viene è bene accetto.
Prossimi progetti?
Come al solito, per scaramanzia, non se ne può parlare. Posso dirti che è un altro ruolo en travesti, ma questa volta non sarò da solo, ma a fianco di un collega che stimo molto e con il quale da tempo diciamo: “facciamo qualcosa insieme”. Chissà forse il momento è arrivato stiamo definendo proprio in questi giorni. Saranno due ‘donne’ toste che si affronteranno sulla scena. E ci sarà sicuramente qualcosa di cui parlare.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.
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