Intervista a Gabriele Buratti: “La mia arte è legata alla malattia del pianeta”
Last Updated on 09/05/2019
Gabriele Buratti, aka “Buga”, è uno dei due protagonisti, assieme a Tiziana Vanetti, della bella mostra della galleria romana SpazioCima nel quartiere Coppedé, “Urbani per natura”, curata da Roberta Cima
Gabriele Buratti, aka “Buga”, è uno dei due protagonisti, assieme a Tiziana Vanetti, della bella mostra della galleria romana SpazioCima nel quartiere Coppedé, “Urbani per natura”, curata da Roberta Cima. E visitabile sino all’11 aprile. Nelle opere in mostra l’artista inserisce i suoi animali (elefanti, tigri, zebre, iene, lupi) in metropoli urbane, non-luoghi, dove le anime umane sono invisibili, disperse, totalmente assenti. Anche i pochi colori utilizzati, bianco, nero, grigio, terra e ruggine, miste ad olio, creano un paesaggio rarefatto, quasi spettrale. In uno stile riconducibile alla fotografia.

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Il “Buga” nei suoi scenari dipinge un’atmosfera post moderna, quasi una nebulosa Gotham City. Dove il livello di civiltà delle metropoli incontra in modo curioso la natura. Le sue città deserte sono la proiezione e la testimonianza di un contesto che ci vede numeri tra i numeri, azzerati dall’appiattimento dei valori, dove il ruolo degli esseri umani è controverso e marginale. Con tanto di codice a barre, che segna e rappresenta il consumismo dilagante e l’omologazione, prodotti dal nostro tempo.
Abbiamo colto l’occasione di questa mostra per porre cinque domande a Gabriele Buratti. Su di lui e sulle sue opere. Perché ci raccontasse il suo concetto di arte, e il suo bisogno di immortalare le bellezze (e le paure) della natura.
Cosa è l’arte per Gabriele Buratti?
Il Rendering della mia creazione di un mondo diverso, della mia visione delle cose. Un’opera d’arte deve necessariamente contemplare il “saper trattare la materia” imprimendole il verbo dell’unicità della visione dell’artista nel suo pensiero.
Qual è stato il preciso momento in cui ti sei sentito, anche se a livello primordiale, artista?
A 7 anni, quando vinsi un premio indetto dall’allora sindaco Aniasi sull’inquinamento nella città.
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Da cosa (o da chi) trai spunto per la tua arte?
Dall’essere conscio di essere parte della “malattia del pianeta”. Traggo spunto dalla bellezza e dalla diversità della Natura. Traggo spunto dalla differenza tra il mondo analogico delle prime incisioni rupestri in antitesi all’odierno terzo elemento che si frappone tra le persone e la realtà, il mondo digitale dei codici.
Le tre opere che ti rappresentano di più.
Prossimi progetti.
Il bosco, fonte primaria di ricchezza e ossigeno: la pianura Padana era la nostra Amazzonia e pochi se ne rendono conto. Riunire gli artisti, gli scienziati e chi lavora attivamente sul campo in favore delle cause ambientali.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.