Le Geometrie Impossibili di Achille Perilli in mostra
L’esposizione conta 60 lavori a tecnica mista su tela, scelti tra i tanti da lui realizzati indagando sulle infinite forme della geometria

Dal 18 giugno al 27 luglio presso i Musei di San Salvatore in Lauro, Roma, le “Geometrie Impossibili” di Achille Perilli. La mostra indaga le esperienze artistiche e culturali dell’artista, grande Vecchio dell’arte italiana, e riporterà alla luce la grande mole di documenti che testimoniano i rapporti con grandi personalità del XX secolo, fino ad ora gelosamente custoditi nel suo archivio.
Le opere in mostra
In mostra 60 lavori a tecnica mista su tela, scelti tra le tante opere realizzate indagando sulle infinite forma della geometria. Dalle prime esperienze del 1968 fino ad arrivare alle ultime opere. Quelle in cui il colore, unito ad una sapiente gestione delle masse e degli spazi, delinea una ultima evoluzione del concetto di geometria. Nonché un ribaltamento della prospettiva dalla quale il Maestro osserva e codifica la realtà. Presenti anche le opere di grandi dimensioni (3 metri per 2) che Perilli ha realizzato tra i primi anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta.
Tra le opere in mostra, “Diable de dios” (1969), “Tutto Jing tutto Jang”, (1971), “Dialectique du hazard” (1979), “Dedans dehors” (1983), tutti realizzati su monumentali tele 3 metri per 2. E ancora “Amour bel oiseau” (1992) e “La sinuosa carne” (1996). Invece, tra le più recenti, alcune del 2009 e 2010: “La teoria dell’assurdo” (120cm x 120 cm, 2009) e “Quadro per la Biennale di Venezia” (200cm x 200cm, 2010).
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I “punti di riferimento” di Achille Perilli
“Dopo ‘Forma 1’, dopo la pittura degli anni Cinquanta, l’idea della geometria irrazionale è stata una direzione di lavoro. Questo tipo di ricerca nasce con le avanguardie storiche, le radici sono nell’universo di Paul Klee o in quello del belga Georges Vantongerloo che si dissolveva con la geometria, oppure nei costruttivisti russi, da Tatlin a Lissitskij. Sono dei punti di riferimento. I miei punti di riferimento”.
Chi è Achille Perilli
L’avventura creativa di Perilli inizia all’interno dell’acceso dibattito fra realismo e astrattismo del dopoguerra e incomincia a definirsi teoricamente con le formulazioni del manifesto del Gruppo Forma Uno (stilato nel marzo 1947 insieme a Ugo Attardi, Carla Accardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Mino Guerrini, Antonio Sanfilippo, Giulio Turcato), in cui si afferma che in arte esiste soltanto la realtà inventiva della “forma pura” che ha come mezzi di espressione il colore, il disegno, le masse plastiche e come fine l’armonia delle forme astratte oggettive.
Giovanissimo, Perilli diventa uno degli esponenti più impegnati, anche dal punto di vista teorico, nella battaglia delle tendenze astratte, partecipando a tutte le principali mostre in Italia e anche all’estero. Considerando già la geometria come aperta possibilità di sperimentazione, come ipotesi e non come certezza, la sua ricerca tra forma e spazio si struttura facendo liberamente riferimento alla lezione delle avanguardie non figurative, e cercando in particolare di trovare una “sintesi concreta” fra due estremi astratti, da un lato quello della forma più lirica e musicale di Kandinsky e dall’altro quello dello spazio rigido, geometrico, freddo e analitico di Mondrian.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.