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Intervista a Mario Celentano: “Sono un outsider che sogna moda, arte e “luccicanza””

Last Updated on 25/10/2019

Follia, entusiasmo, teatralità: sono queste le tre parole chiave che descrivono al meglio l’operato (e la persona) di Mario Celentano, il vincitore dell’edizione 2019 di #roadtogreen

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Mario Celentano

Follia, entusiasmo, teatralità: sono queste le tre parole chiave che descrivono al meglio l’operato (e la persona) di Mario Celentano, il vincitore dell’edizione 2019 di #roadtogreen, il contest organizzato dall’Associazione per la sostenibilità ambientale, Road to green 2020, in collaborazione con l’Accademia del Lusso di Roma.

Mario, creativo e studente ventunenne della provincia di Napoli, ha ricevuto i plausi di tutti e tutti i premi a disposizione grazie al suo attento e appassionato progetto. Parliamo di Disposofobia, un’idea di outfit, indossato da lui stesso, e di creazioni moda, partendo da scontrini e ricevute fiscali.

Così l’abbiamo incontrato, conosciuto, intervistato. Alla scoperta di un mondo, quello di Mario, inteso da un punto di vista personale e professionale, che merita davvero di essere conosciuto.

L’intervista a Mario Celentano, il giovane creativo vincitore di Road To Green 2019

Come e quando nasce la tua passione per la moda?

E’ nata con il mio primo respiro. Mi considero un predestinato, anche se, a dire il vero, questa mia passione ha fatto la sua prima apparizione il 5 marzo 2007, giorno in cui osservando la mia amata madre ho realizzato il mio primo sketch moda. Non potrei fare altro nella vita se non occuparmi di arte, d’altronde la moda è la forma d’arte più vicina a tutti noi. Un’arte di cui tutti possono disporre e goderne. Un’arte soprattutto che porta in sé un messaggio, un ideale, una scelta.

Leggi anche Road to green 2020, creatività e moda all’insegna della sostenibilità

A cosa ti ispiri per i tuoi progetti?

Mi circondo quotidianamente di persone, eventi, situazioni che stimolano i miei sensi verso la contemporaneità. Affiancando a tutto ciò il mio essere estremamente teatrale, un personaggio d’altri tempi, forse appartenente ad un’altra dimensione. Un vero e proprio disagiato/emarginato della società odierna, un pazzo, un folle, fiero di esserlo, e forte nella convinzione di poter fare la differenza.

Disposofobia, un progetto a metà tra arte e moda: raccontaci la genesi di tale proposta

E’ stato un click, una presa di consapevolezza forte, un macigno che si è piantato sullo stomaco tramutandosi dopo poco nella voglia di aprire gli occhi a chi gl’occhi non li ha mai potuti o voluti aprire. Tutto è partito dall’acquisto di un paio di calzini del valore di 3,50€, ricevendo insieme ad essi tre pergamene di carta termica che certificavano il pagamento effettuato. Da questo scontrino è partito tutto. Il mio urlo, la mia accusa, e Disposofobia.

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Durante il contest hai spiccato per creatività e per passione: un ottimo risultato,  ma ora non vorrai mica accantonarlo…

Mai pensato nulla del genere. La situazione planetaria che oggi stiamo vivendo è atroce. E sono ancora troppo pochi quelli che se ne rendono effettivamente conto. Da artista, ma soprattutto da cittadino di questo pianeta, ho l’obbligo e il dovere di sensibilizzare l’atteggiamento di chi come me spera di vivere, in un futuro prossimo, in un mondo che non ci si rivolti contro.

Il tuo sogno più grande?

Mi fa sorridere questa domanda, perché fino a poco tempo fa avrei risposto: “vivere in un castello ad Angers isolato dal mondo, rendendo la mia dimora luogo di feste alla Gatsby, luogo in cui si sarebbero tenuti salotti letterari incentrati sull’arte del bello”. Ma oggi sento di avere un sogno decisamente più entusiasmante, ovvero vivere a pieno la mia vita, seguendo tutto ciò che crea in me quella luccicanza che mi potrà permettere di essere libero da ogni tipo di costrizione, fatta eccezione da quella che da sempre e per sempre attanaglierà la mia anima … essa stessa.

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