Parte Fiction Barberini, alla scoperta dello storico palazzo romano
Last Updated on 16/04/2020
Le Gallerie Nazionali di Arte Antica, aderendo alla campagna #laculturaincasa, arricchiscono la loro presenza online dando inizio alla nuova rubrica su Palazzo Barberini, “#fictionBarberini”, sui canali social.

Le Gallerie Nazionali di Arte Antica, aderendo alla campagna #laculturaincasa, arricchiscono la loro presenza online dando inizio alla nuova rubrica “#fictionBarberini”. Sui relativi canali social. Ogni martedì, dal 21 aprile 2020, verrà raccontato Palazzo Barberini dal punto di vista di scrittori, sceneggiatori e registi che ne hanno subito la suggestiva bellezza.
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La storia “cinematografica” di Palazzo Barberini
Il Palazzo è presente in molti film, come ad esempio Vacanze Romane (1953) William Wyler e Habemus Papam (2011) di Nanni Moretti. Inoltre i suoi ambienti monumentali, nonché i Barberini stessi e alcune opere della collezione, sono diventati protagonisti in molte opere letterarie. A partire dal XIX secolo Palazzo Barberini diventa fonte di fascinazione soprattutto per gli scrittori e i poeti stranieri che fecero lunghi soggiorni in Italia. Come gli inglesi Anna Jameson e Henry Neele.
Il Palazzo nella letteratura mondiale
La sontuosità e magnificenza del palazzo stesso hanno più volte solleticato l’attenzione di letterati di grande caratura, basti pensare alle pagine di D’Annunzio nel Piacere (1889), mentre le alterne vicende della famiglia Barberini hanno soggiogato ad esempio Dostoevskij nel Giocatore (1866), o Dumas (padre) nella Sfinge Rossa (1866). Percy Shelley, Stendhal, Nathaniel Hawthorne e Herman Melville, solo per citarne alcuni, ripercorrono infine la vicenda di Beatrice Cenci, immortalata nel quadro ivi conservato.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.