Homemade: venti corti d’autore girati durante il lockdown
Uscirà il 30 giugno su Netflix una serie di cortometraggi, provenienti da tutto il mondo, girati durante l’isolamento da 20 filmaker. Da Sorrentino a Larraìn, da Kirsten Stewart a Naomi Kawase.

Homemade: fatto in casa. Si racchiude in una sola parola il cuore di questo progetto: riportare la creatività al grado zero, quello giocoso e artigianale; quello in cui l’autore e la sua esigenza narrativa devono fare i conti con risorse limitate dalle mura domestiche. Ma è proprio nei momenti di maggiore restrizione che la fantasia vola più alta, e sarà interessante vedere quanto in là si sia spinta la fantasia di questi 20 filmaker.
Una collaborazione italo-cilena
Homemade è prodotto dalla società cilena Fabula, dei fratelli Juan De Dios e Pablo Larraìn, e l’italiana The Apartment Pictures di Lorenzo Mieli. Tra le produzioni di The Apartment troviamo serie acclamate in Italia e all’estero, come L’amica Geniale e The Young Pope e la nuova serie di Luca Guadagnino, We Are Who We Are. Tra i 20 registi che hanno partecipato al progetto troviamo Paolo Sorrentino, Pablo Larraìn, Kirsten Stewart (è di pochi giorni fa la notizia che interpreterà Lady Diana in un film diretto proprio da Larraìn), Naomi Kawase, Ana Lily Amirpour e Maggie Gyllenhaal.

Venti registi da tutto il mondo
Dall’Italia al Cile, dal Giappone al Libano, i venti registi di Homemade vengono da diverse parti del mondo, ma hanno vissuto tutti la stessa esperienza. Per la prima volta nella storia, infatti, la quasi totalità della Terra stava ha vissuto la medesima situazione: un momento di paura, incertezza, isolamento, ma al contempo di irripetibile vicinanza umana. E in questo breve attimo di comunione questi 20 artisti hanno lavorato ad un progetto comune, raccontando una storia o descrivendo la propria esperienza.
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Mio padre è Andrej Tarkovskij, mia madre è Sarah Connor. Onnivora di cinema, ho imparato a memoria IMDB. Vorrei vivere dentro “L’Eglise d’Auvers-sur-Oise” di Van Gogh, essere fotografata da Diane Arbus e scolpita da Canova. Vorrei che Hemingway scrivesse di me, che Hendrix mi dedicasse una canzone e che Renzo Piano mi intitolasse un grattacielo. Per quest’ultimo sono ancora in tempo.