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Linguaggio, letteratura, poesia: i “Passi falsi” di Maurice Blanchot

Last Updated on 01/07/2020

Esce per Il Saggiatore una nuova edizione di “Passi falsi” di Maurice Blanchot, raccolta di saggi brevi su linguaggio e letteratura del grande critico francese.

Pubblicato per la prima volta in Francia nel 1943, Passi Falsi è la prima raccolta di saggi del critico francese. Il libro, edito da Il Saggiatore, è composto da quarantaquattro scritti brevi su letteratura e linguaggio, che prendono in esame autori classici e moderni. I nomi coinvolti sono eccellenti: da Proust a Rilke, passando per la grande stagione del simbolismo francese (Mallarmé, Rimbaud, Baudelaire, Lautréamont). Le due “digressioni” centrali, che occupano una buona metà del libro, si occupano, più in generale, di poesia una e del romanzo l’altra. E queste due parti centrali sono “incastonate” tra una prima serie di saggi che spaziano da Kierkegaard a Leonardo da Vinci e una serie di “digressioni senza senso” in cui troviamo Molière, Goethe, ma anche poeti come Péguy e Paul Claudel.

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Letteratura e linguaggio

In due scritti Blanchot riflette sulla persistenza dei motivi mitologici nella letteratura moderna (il mito di Oreste e quello di Sisifo, così caro agli esistenzialisti); altri si interrogano su punti chiave della riflessione letteraria, come i rapporti tra romanzo e morale, tra tempo e romanzo e tra poesia e romanzo. Uno pone una domanda cardinale: “come è possibile la letteratura?”. Le fondamenta della risposta stanno nel rapporto tra arte e linguaggio, nello “strappare” l’opera d’arte al “linguaggio comune” con gli stessi mezzi che generano il linguaggio e i luoghi comuni. O, ancora, il critico si chiede quale sia il rapporto profondo tra poesia e linguaggio, e formula una risposta che rimanda ancora al nesso primigenio tra lingua “comune” e archetipi letterari: la poesia è “voce creatrice che distrugge il linguaggio per ricondurlo alle sue sorgenti”.

L’irresitibile necessità della letteratura

Passi falsi non è però una semplice collezione di saggi sparsi. Il filo conduttore è rintracciabile nello scritto che apre il volume, intitolato Dall’angoscia al linguaggio. Questo testo definisce una rete di linee guida che percorrono, più o meno apertamente, tutti i vari contributi. Ruotando intorno ad una delle parole-chiave dell’esistenzialismo francese, l’angoscia, Blanchot riflette sulla costante dimensione contraddittoria della letteratura e del suo rapporto col linguaggio, in quello che è un vero e proprio paradosso. È il paradosso dell’angoscia; quello dello scrittore che rimane attaccato al linguaggio, anche quando è tormentato, anche quando è paralizzato davanti all’abisso. Questa però è la forza della letteratura, ed è uno dei paradigmi della modernità (ma non solo). Ce lo dice chiaramente Blanchot: “lo scrittore si trova nella situazione sempre più grottesca di non aver niente da scrivere, di non aver alcun mezzo per scriverlo e di essere costretto da una irresistibile necessità a scriverlo sempre”.

Scheda del libro

Titolo: Passi falsi
Autore: Maurice Blanchot
Editore: Il Saggiatore
Anno: 2020
Pagine: 392
ISBN:  9788842827849
Prezzo: 29 euro.

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