Teatro dell’Opera, al Circo Massimo ritorna la grande danza con Le quattro stagioni
Last Updated on 24/07/2020
Arriva Le quattro stagioni: il 25 luglio al Circo Massimo la prima del balletto firmato da Giuliano Peparini. Il coreografo romano, alla terza creazione per la compagnia dell’Opera di Roma, racconta le naturali “stagioni” della coppia…

Dopo Rigoletto e Il barbiere di Siviglia, il cartellone della stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma al Circo Massimo continua con la prima assoluta di un nuovo balletto, Le quattro stagioni, firmato da Giuliano Peparini su musica di Antonio Vivaldi, con la voce recitante di Alessandro Preziosi. Il corpo di ballo dell’ istituzione musicale della capitale abbraccia così il suo pubblico sabato 25 luglio dopo il lungo stop. Il coreografo romano, alla terza creazione per la compagnia dell’ Opera di Roma, racconta le naturali “stagioni” della coppia: dai primi sguardi (la Primavera), alla passione (l’Estate) e al progressivo spegnimento (l’Autunno), fino al gelo dei rapporti (l’Inverno).
Intorno alle coppie principali – Rebecca Bianchi e Claudio Cocino; Marianna Suriano e Giacomo Castellana; Susanna Salvi e Michele Satriano; Sara Loro e Alessio Rezza – i ballerini si muoveranno rispettando le norme di sicurezza obbligatorie. L’ esecuzione della celebre composizione musicale di Vivaldi, su base registrata, è dell’Orchestra del Teatro dell’Opera con Vincenzo Bolognese, violino solista. Tra i brani musicali registrati, inoltre, anche la Sonata in fa minore K. 466 di Domenico Scarlatti, eseguita al pianoforte da Antonio Maria Pergolizzi. Scene e costumi sono di Andrea Miglio e Anna Biagiotti, le luci di Marco Vignanelli, i video di Edmondo Angelelli e Giuliano Peparini. Sono previste quattro repliche, domenica 26 e giovedì 30 luglio, domenica 2 e lunedì 3 agosto.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.