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A Quiet Place II, un vuoto di terrore nel silenzio – La recensione del film

Last Updated on 21/06/2021

“A Quiet Place II” di John Krasinsky con Cillian Murphy, Emily Blunt, Millicent Simmonds e Djimon Houn. Il grande cinema torna e il buio della sala si fonde con quello dell’umanità...

“A Quiet Place II” di John Krasinsky con Cillian Murphy, Emily Blunt, Millicent Simmonds e Djimon Hounsou. Il grande cinema torna e il buio della sala si fonde con quello dell’umanità.

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La trama del film di A Quiet Place II

La famiglia degli Abbott lotta ancora per la sopravvivenza. Il film infatti procede il racconto dalla morte eroica e drammatica del padre Lee Abbott, il quale nel primo film perde la vita sacrificandola per i suoi cari. Un flashback della vita gioiosa della famiglia e dei suoi amici prima dell’invasione aliena da così inizio al secondo capitolo di catastrofico terrore. La sequenza racconta infatti il momento esatto in cui la vita umana sulla terra cambierà per sempre. Qui il movimento della vitalità umana improvvisamente finisce tra il caos della paura.

Torniamo nel presente. Un tempo senza tempo in cui la madre Evelyn Abbott (Emily Blunt) e i suoi tre figli per sopravvivere dovranno rispettare le regole di una nuova terra. Cioè quella in cui dover scegliere tra il silenzio o la morte essendo le creature aliene-infernali attratte da ogni tipo di rumore. Tuttavia la fuga silenziosa della famiglia verrà messa a dura prova da un incidente che gli condurrà ad un incontro inaspettato; quello con un loro vecchio amico: Emmett (Cillian Murphy). Il quale offrirà loro la sua protezione. Al punto da accompagnare Regan Abbott (Millicent Simmonds), la figlia sordomuta di Evelyn, In un viaggio verso la salvezza della famiglia e forse dell’umanità intera.

La tecnica del terrore

“A Quiet Place II” è un film che attraverso le potenzialità tecniche del dispositivo cinematografico offre un esperienza sensoriale del terrore. Privando la realtà dei suoni infatti riproduce una dimensione di metafisico vuoto dove l’adrenalina dell’attesa incontra la claustrofobia di un’ansia angosciante. Uno stato di pura tensione che l’originalità della regia ha saputo definire cinematograficamente in modo scientifico e dettagliatamente accurato. Il gioco infatti che le immagini instaurano con la colonna sonora produce brillantemente l’effetto di una suspance che intrappola lo spettatore allo schermo.

L’elettricità del silenzio

L’alternanza tra l’assenza e la presenza costituisce così il principio primario di tale condizione percettiva. Infatti La serenità della prima sequenza è elettrica perché precede la tragedia apocalittica. Così come lo sono i momenti di silenzio, perché spezzati senza preavviso dal rumore della morte. Lo spazio scenico stesso assume in se l’ombra della rovina suscitando una sensazione di primordiale paura. L’ambiente infatti alterna spazi aperti a quelli chiusi in un rapporto attraverso il quale gli uni si nutrono degli altri. Cosi che Il vertiginoso e strettissimo spazio del bunker dove si nasconde la madre con due dei suoi figli si trasforma in trappola. Mentre la natura aperta alla luce del cielo che rimanda alla vita diviene il riflesso di quella stessa trappola. L’apertura incontra quindi la chiusura così come il suono fugge in un silenzio che si fa assordante.

Il cinema e il mito

Da qui la sublime paura ancestrale dell’uomo che impotente non trova né fuga né nascondiglio dalle forze del cielo. Una visione che rievoca l’arcaica necessità umana di dare forma e immagine all’ignoto. Un film quindi che attinge alle paure più profonde dell’uomo trasformandole in uno spettacolo dei sensi. Con “A Quiet Place II” l’arcaicità del mito abbraccia quindi la rivoluzione della macchina cinema. L’uscita nelle sale del film in questo momento storico di incertezza e paura forse altro non diviene che una catarsi collettiva finalizzata ad esorcizzare il terrore per ciò che l’uomo non può e non ha mai potuto controllare. Lo spettacolo cinematografico in quest’ottica torna all’origine della finalità creativa di ogni rappresentazione scenica: Cioè il raccoglimento della collettività davanti la messa in scena del divino, dell’inspiegabile, dell’invisibile, della paura.

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