San Pietro e Paolo: curiosità e leggende sulla festa dei patroni di Roma
Ogni 29 giugno si festeggiano San Pietro e San Paolo, santi patroni di Roma. Eppure tale data non rappresenta l’effettivo anniversario del martirio dei due santi. E non c’è neanche un reale motivo per il quale vengono celebrati insieme.

Ogni 29 giugno si festeggia San Pietro e Paolo, santi patroni di Roma. Eppure tale data non rappresenta l’effettivo anniversario del martirio dei due. E non c’è neanche un motivo per il quale vengono celebrati insieme. San Pietro, infatti, venne crocifisso, a testa in giù, durante l’inizio delle persecuzioni anti-cristiane di Nerone, sicuramente dopo l’incendio tra il 18 e il 27 luglio 64 nel 64 d.C.. San Paolo, invece, venne decapitato nel 67, presso le Acque Salvie nell’Ostiense. Sebbene altre fonti la datino addirittura al 64, durante le persecuzioni anticristiane, altre fra il 56 e il 58.
Perché è stata scelta questa data?
La data del 29 giugno non è quindi collegata al martirio, ma alle celebrazioni romana dei Quirinalia, una festa in onore dell’antica divinità sabina Quirino. La Chiesa Cattolica, durante la cristianizzazione dell’Impero Romano pensò infatti di sostituire le festività pagane con delle nuove ricorrenze. Fu scelta la commemorazione dei Santi solo per il loro legame con Romolo e Remo. E anche perché la figura di Quirino era stata associata da quella di Romolo..
La scelta della Chiesa
Esistono ipotesi diverse sul perché di questa duplice festa. La più plausibile consiste nella volontà di sostituire Romolo e Remo con una coppia di santi altrettanto forte. Discordandosi dalle fonti storiche, la Chiesa Cattolica fissa quindi la morte dei due santi proprio nello stesso giorno, il 29 giugno del 67, per mano delle persecuzioni di Nerone.
La leggenda della testa che rimbalzò 3 volte
L’apostolo Paolo fu condotto presso le Acque Salvie per essere decapitato. Si dice che la sua testa, appena decapitata, rimbalzò per tre volte sul terreno, facendo zampillare tre sorgenti d’acqua. Nacquero così le Tre Fontane dove oggi sorge l’abbazia e la chiesa ad opera di Giacomo della Porta.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.