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Turismo, Istat: +22,3% di presenze nei primi 9 mesi del 2021. A soffrire soprattutto grandi città e montagna

Last Updated on 12/01/2022

Nei primi nove mesi del 2021 le presenze dei clienti negli esercizi ricettivi sono in crescita rispetto al 2020 (+22,3%) ma restano ben sotto i livelli del 2019 (-38,4%). A soffrire soprattutto grandi città e montagna. Lo rileva Istat in un report sul movimento turistico in Italia

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Turismo italiano in ripresa ma ancora lontano dai livelli del 2019. Nei primi nove mesi del 2021 le presenze dei clienti negli esercizi ricettivi sono in crescita rispetto al 2020 (+22,3%) ma restano ben sotto i livelli del 2019 (-38,4%). A soffrire soprattutto grandi città e montagna. Lo rileva Istat in un report sul movimento turistico in Italia.

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I numeri dei turismo italiano secondo l’Istat, dalle grandi città alla montagna

Tra gennaio e settembre 2021 i dati provvisori del nostro Paese mostrano un trend meno negativo della media europea rispetto al 2019, con le presenze negli esercizi ricettivi che diminuiscono del 38,4% (145 milioni di presenze in meno) e gli arrivi del 46,5%. Tra le componenti della domanda turistica, quella estera evidenzia maggiori difficoltà di ripresa (-56,1% di presenze) rispetto alla componente domestica (-20,3%). Per quanto riguarda, invece, le tipologie di strutture ricettive, a soffrire di più è il comparto alberghiero, con un calo di presenze del 44,3%, rispetto al comparto extra-alberghiero (- 28,3%).

I primi nove mesi del 2021 evidenziano segnali di miglioramento

Se si guarda la dinamica rispetto allo stesso periodo del 2020, i primi nove mesi del 2021 evidenziano segnali di miglioramento, con un sensibile aumento delle presenze (+42,4 milioni, +22,3%) e degli arrivi (+8 milioni, +16,2%). Si segnala in particolare il recupero dei flussi della clientela non residente in Italia (+40,3%) e, in misura minore, di quella residente (+14,2%). Anche i dati per tipologia ricettiva indicano un andamento positivo sia per il settore extra-alberghiero (+27,4%) che per quello alberghiero (+18,7%).

Tra i Paesi che mostrano il maggiore decremento di presenze rispetto allo stesso periodo del 2019 risultano Malta, Lettonia, Ungheria e Portogallo

A pesare, nel 2021, sui flussi turistici di tutti i Paesi europei è ancora la pandemia da Covid-19, che ha fortemente limitato la mobilità delle persone. Eurostat stima, infatti, che il numero delle notti trascorse nelle strutture ricettive nell’Unione europea sia pari a circa 1,1 miliardi nei primi otto mesi del 2021, valore analogo a quello dello stesso periodo del 2020, ma inferiore di circa il 50% rispetto al 2019, anno precedente la pandemia. Tra i Paesi che mostrano il maggiore decremento di presenze rispetto allo stesso periodo del 2019 risultano: Malta (-65,4%), Lettonia (-58,7%), Ungheria (-57,8%) e Portogallo (-56,2%). A seguire la Spagna che, con un calo del 54,6%, perde la prima posizione nella graduatoria europea per numero di presenze e cede il passo all’Italia (in prima posizione nel 2021) e alla Germania (in seconda posizione).

A soffrire sono soprattutto grandi città e comuni in montagna

Grandi città e comuni a vocazione montana in maggiore sofferenza per quanto riguarda il turismo, secondo il report Istat. La classificazione dei comuni italiani per densità turistica e vocazione prevalente permette di descrivere alcune importanti caratteristiche territoriali dei flussi turistici nei primi nove mesi del 2021.

La categoria ‘grandi città’ (composta dai 12 comuni italiani con più di 250mila abitanti), che nell’anno precedente la pandemia aveva registrato circa un quinto delle presenze dell’intero territorio nazionale, subisce la maggiore riduzione della domanda rispetto allo stesso periodo del 2019 (-71% contro -38,4% della media nazionale) ma recupera leggermente nel confronto con il 2020 (+3,0% le presenze). Le difficoltà delle grandi città si confermano anche in estate, quando registrano una flessione delle presenze dei clienti residenti pari a circa -18% rispetto allo stesso trimestre del 2019. Tra i territori più colpiti vi sono poi i comuni con un turismo a vocazione prevalentemente montana (-42,1%), a causa, come già evidenziato, della mancata stagione invernale. Questi stessi comuni avevano mostrato nel 2020 una maggiore capacità di tenuta.

I numeri delle destinazioni a vocazione lacuale e marittima

Rispetto allo stesso periodo del 2019, cali meno intensi sono stati registrati dai comuni a vocazione lacuale (-21,8%) e dai comuni a vocazione marittima (-25,0%) che recuperano ampiamente nel confronto con i primi nove mesi del 2020 (rispettivamente +80,8% e +36,3%). I comuni a vocazione culturale, storica, artistica e paesaggistica registrano invece una flessione pari al 35% rispetto allo stesso periodo del 2019 e un recupero del 33,2% sul 2020.

Focalizzando l’attenzione sui clienti residenti nel periodo estivo (la componente più rilevante nell’estate 2021), emerge la loro preferenza per i comuni a vocazione culturale, storica, artistica e paesaggistica (+26,5% ad agosto 2021 su agosto 2019), verso i comuni montani, che nel trimestre estivo registrano un recupero rispetto all’inesistente stagione invernale e vedono un aumento sia ad agosto (+6,5%) sia a settembre (+23,7%) e verso le località del turismo lacuale (+17,5% ad agosto e +37,8% a settembre rispetto agli stessi mesi del 2019).

Come nel 2020, anche nell’estate del 2021 la scelta degli italiani si è orientata verso destinazioni presumibilmente meno affollate, a discapito delle destinazioni estive più tradizionali come le località balneari. I comuni a vocazione marittima chiudono infatti il trimestre estivo con un -5,6% rispetto allo stesso trimestre del 2019.

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