Ricordando Anna Magnani a 50 anni dalla sua morte: la difficile infanzia e gli esordi di Nannarella
Manca esattamente da 50 anni Anna Magnani (Roma, 7 marzo 1908 – Roma, 26 settembre 1973), una delle maggiori interpreti femminili della storia del cinema. Celebri le sue interpretazioni, soprattutto in film come Roma città aperta, Bellissima e Mamma Roma

Manca esattamente da 50 anni Anna Magnani (Roma, 7 marzo 1908 – Roma, 26 settembre 1973), una delle maggiori interpreti femminili della storia del cinema. Celebri le sue interpretazioni, soprattutto in film come Roma città aperta, Bellissima e Mamma Roma. Quest’ultimo le valse nel 1956 un Oscar alla miglior attrice protagonista: è stata la prima non di lingua inglese a ricevere il premio.
L’assenza dei genitori
Anna Magnani, nota anche come Nannarella, nacque a Roma, in via Salaria 126, nei pressi di Porta Pia, il 7 marzo del 1908. Sua madre, Marina Magnani, di professione sarta, dopo averla data alla luce, la affidò definitivamente alle cure della nonna materna Giovanna Casadio, con la quale crebbe in via San Teodoro, tra il Campidoglio e il Palatino. Invece, non conobbe mai il padre naturale. Da adulta, effettuando delle ricerche sull’identità del padre, Anna scoprì le sue origini calabresi e quello che avrebbe dovuto essere il suo cognome, Del Duce.
Il legame con Alessandria d’Egitto
Dopo aver abbandonato la figlia, Marina Magnani emigrò ad Alessandria d’Egitto, dove conobbe e sposò un ricco austriaco. Per questo motivo per lungo tempo si credette che Magnani fosse nata in Egitto. La nonna si impegnò a fondo per crescere e far studiare la nipotina, iscrivendola presso un collegio di suore francesi, dove però la bambina rimase solo pochi mesi.
Dallo studio del pianoforte a quello della recitazione
Magnani intraprese ben presto lo studio del pianoforte e si iscrisse al Liceo Musicale Santa Cecilia, dove rimase per due anni. Nel frattempo, si recò ad Alessandria d’Egitto in visita alla madre, ma non fu una grande esperienza umana, quasi fallimentare. Rientrata a Roma, decise di abbandonare lo studio della musica e si indirizzò verso la recitazione.
Il commento di Silvio D’Amico
Nel gennaio 1927 iniziò a frequentare con Paolo Stoppa la scuola di arte drammatica Eleonora Duse diretta da Silvio D’Amico. Di lei D’Amico disse: “la Scuola non poteva insegnarle molto di più di quello che ha già dentro di sé…”, perché lei aveva già quel carisma che l’avrebbe resa indimenticabile. Raccontava a sua sorella (sceneggiatrice): “Ieri è venuta una ragazzina, piccola, mora con gli occhi espressivi. Non recita, vive le parti che le vengono assegnate. È già un’attrice…”.
I primi spettacoli
Tra il 1929 e il 1932 fece parte della compagnia Vergani-Cimara, diretta da Dario Niccodemi. Nei primi anni Trenta si cimentò anche nel doppiaggio: sua la voce di Joan Crawford nell’edizione italiana di Pioggia. Nel 1932 Anna Magnani e Paolo Stoppa si ritrovarono a lavorare insieme nella compagnia di Antonio Gandusio. Nel 1934 passò alla rivista, accanto ai fratelli De Rege, lavorando poi, a partire dal 1941, in una fortunata serie di spettacoli con Totò.
Il suo debutto cinematografico
Il suo debutto cinematografico avvenne nel film La cieca di Sorrento (1934) di Nunzio Malasomma. Il 3 ottobre 1935 sposò il regista Goffredo Alessandrini, con cui nel 1936 girò Cavalleria, dal quale si separò nel 1940, divorziando poi solo nel 1972. Nel 1938 prese parte al film La principessa Tarakanova di Mario Soldati, dove non recitò con la propria voce, ma fu doppiata da Marcella Rovena.
I primi successi
Fu Vittorio De Sica a offrirle per la prima volta la possibilità di costruire un personaggio non secondario, quello di Loretta Prima, artista di varietà, nel film Teresa Venerdì (1941). Recitò nell’avanspettacolo di Totò e interpretò il ruolo della verduraia romana in Campo de’ Fiori (1943) di Mario Bonnard, accanto ad Aldo Fabrizi.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.