“La fabbrica del consenso. La politica e i mass media”, la recensione del libro di Noam Chomsky e Edward S. Herman
Pubblicato per la prima volta nel 1988, “La fabbrica del consenso. La politica e i mass media”, di Noam Chomsky e Edward S. Herman, esce con una nuova edizione per Il Saggiatore, per una lettura ancora attuale del potere insito nella gestione dei mass media

Pubblicato per la prima volta nel 1988, “La fabbrica del consenso. La politica e i mass media”, di Noam Chomsky e Edward S. Herman, esce con una nuova edizione per Il Saggiatore, per una lettura ancora attuale del potere insito nella gestione dei mass media.
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La trama del libro
La fabbrica del consenso è la dimostrazione di come, nella democrazia americana, la manipolazione delle notizie da parte del potere riesca a plasmare l’opinione pubblica, a seconda di dove si orienti l’ago della bilancia delle forze politiche, economiche e culturali. Un’opera che muove un’accusa lucida: anche nei paesi considerati fari della democrazia, dove vengono date per scontate l’indipendenza e l’imparzialità dei media, la verità dei fatti è costantemente minata attraverso studiate strategie di manipolazione.
La comunicazione, anche nei Paesi dove i media sono considerati più imparziali, nasconde sempre la morsa della propaganda
La comunicazione infatti, anche nei Paesi dove i media sono considerati più imparziali, nasconde sempre la morsa della propaganda. Tanti gli esempi citati e analizzati da parte di Chomsky e Herman, tanti i casi dove le notizie vengono diffuse utilizzando due pesi e due misure, facendo oscillare l’ago della bilancia attraverso una visione di parte: nelle elezioni in Nicaragua all’inizio degli anni Ottanta, l’intromissione degli Stati Uniti attraverso la repressione viene giustificata dalla narrazione della necessità di intervenire in uno stato meno democratico; nel complotto Kgb-Bulgaria per l’uccisione di Giovanni Paolo II, i media hanno strumentalizzato la disinformazione, costruendo sottili forme di controllo.
Secondo Chomsky e Herman, sono i potenti a fissare le premesse del discorso pubblico: sono proprio loro, infatti, a decidere che cosa dobbiamo vedere e di cosa dobbiamo discutere, attraverso la costruzione e la gestione di un sistema di propaganda estremamente efficace grazie al controllo e alla manipolazione delle notizie e, quindi, dell’opinione pubblica.
Chi sono
Noam Chomsky (Philadelphia, 1928) è considerato uno dei massimi linguisti contemporanei. Autore di numerosi saggi politici, tra le sue opere il Saggiatore ha pubblicato Stati falliti (2011), La scienza del linguaggio (2015) e Capire il potere (2017).
Edward S. Herman (Philadelphia, 1925- 2017) è stato un economista e critico dei media, professore emerito presso la Wharton School of Business della University of Pennsylvania. Ha pubblicato diversi titoli assieme a Noam Chomsky.
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Napoletana, mi sono formata a Roma, dove ho mosso i primi passi nelle agenzie di comunicazione e nell’organizzazione di eventi e festival culturali.
La curiosità mi ha spinto negli anni a fare esperienza come consulente di comunicazione e project manager nei settori più diversi, da quello del turismo a quello automobilistico, agli eventi corporate, fino a specializzarmi negli eventi culturali, con i festival letterari e cinematografici.
Amo in modo viscerale i libri e sono appassionata di cinema e serie tv.