I quadri più costosi della storia: quando l’arte ha un (signor) prezzo
Last Updated on 19/11/2019
L’avrete forse già letto da qualche parte, proprio in questi giorni. Il trittico di Francis Bacon dal titolo Three Studies of Lucian Freud è stato battuto, prezzo base 85 milioni di dollari, in un’asta di Christiès a New York per la cifra record di 142.4 milioni di dollari. Divenendo il quadro più pagato della storia. A dire delle principali testate nazionali italiane.
In realtà, come al solito, c’è un errore (e non soltanto uno), come capita spesso quando il bisogno di esclusiva corre più veloce della verifica delle informazioni.
I quadri più costosi di sempre: da Cezanne a Bacon, da Munch a Picasso
Rimane I giocatori di carte di Paul Cezanne il più pagato del mondo. Una versione dell’opera del pittore francese è stata venduta dall’armatore greco George Embiricos alla famiglia reale del Qatar per 250 milioni di dollari. Correva l’anno 2012, nel mese di febbraio.
E quello di Bacon non è neanche al secondo posto della top 5, in quanto Steven Cohen, il fondatore dell’hedge fund SAC Capital, proprio pochi mesi fa, ha acquistato dal magnate americano dei casinò Steve Wynn Le Reve di Picasso. Per 155 milioni di dollari nel maggio 2010. Spiccioletti, insomma.
E, per mettere (ancora?) i puntini sulle “I”, non è ovviamente il quadro dei record neanche L’Urlo di Edvard Munch. Il martelletto del battitore Tobias Meyer sancì la cifra di 107 milioni di dollari. Era il maggio 2012.
Tra gli altri quadri nelle prime posizioni, anche Il Numero 5 di Pollock, Donna 3 di De Kooning, e Adele Bloch Bauer I di Klimt.
Gli errori si ripetono, il sensazionalismo pure. Ma il giornalismo da esibizionista (tipo “io ce l’ho più grosso”) non priva comunque tali opere del loro valore più importante. La loro infinita bellezza. Guardateli per bene, e lasciatevi ipnotizzare dall’arte. Nonostante abbia davvero un signor prezzo (chi ha detto il contrario era un cretino).
Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.
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