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“Ostaggi”al Sala Umberto: la recensione

Last Updated on 10/04/2019

Siamo tutti ostaggi di qualcuno o di qualcosa, questo il messaggio che lo spettacolo scritto e diretto da Angelo Longoni e interpretato da Michela Andreozzi, Jonis Bascir, Pietro Genuardi, Gabriele Pignotta e Silvana Bosi ,mette bene in evidenza sin dall’inizio. La scusa per raccontare la dinamica sociale del momento e forse della vita stessa, ci viene regalata da un improbabile rapinatore, Gabriele Pignotta, ex imprenditore che portato alla rovina da banche e strozzini, decide  di compiere una rapina nella banca di una  piazza della città.

I PERSONAGGI – Durante la fuga  prende in ostaggio una donna appena uscita dalla panetteria, e vi rientra, prendendo sotto tiro anche il proprietario dell’esercizio Pietro Genuardi, un anziana e dolce signora Silvana Bosi, e un extra comunitario Jonis Bascir. Non a caso, forse proprio per quel filo del destino che ci lega a fatti ed eventi, i personaggi che ruotano attorno al rapinatore non sono affatto degli ostaggi comuni. In essi, la penna di Longoni qui carica di cinismo, ha voluto racchiudere con estrema naturalezza e semplicità il quotidiano che, a suo modo , è diventato accettazione e normalità di vita.

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Una donna ex infermiera Michela Andreozzi, costretta a fare la puttana per riuscire a vivere decentemente, un anziana signora che sotto la sua dolcezza cela la disperazione della vita precaria dell’anziano malato, con parenti serpenti a fianco e una pensione di merda. Un panettiere e un extracomunitario in lite sin dall’inizio, e dal cui rapporto si evince una forma di razzismo non solo nella sua forma canonica, ma  anche imprenditoriale. Personaggi  chiave di volta del mal capitato rapinatore, che deporrà le armi per non perdere  l’integrità morale,  unica cosa insieme ad una figlia quindicenne, che la vita gli ha lasciato.

LA CRITICA – La storia risulta ben definita ma ci mette un po’ a scaldarsi emotivamente, spesso ribatte concetti già segnalati e analizzati. Le scene di Francesco Ghisu  perfette e curate nei dettagli. Le musiche composte dallo stesso Jonis Bascir, si sposano perfettamente con la pièce teatrale . La nota critica questa volta non va agli attori, ne alla Regia che guida sapientemente i suoi interpreti. Lo spettacolo si determina su un concetto fondamentale “ se nessuno fa nulla, non cambierà nulla”.

La nostra critica va al pubblico. Quel pubblico, parte integrante del lavoro attoriale e registico, che si siede in platea pensando di vedere solo della mera comicità; ma non è così. In questa ridondanza voluta di concetti, i divertenti e a volte fintamente senza senso proverbi  citati da Bascir, nascondono pillole di saggezza e spunti riflessivi ai quali il pubblico ride, ma  non interpreta a dovere. Ovviamente non tutti, ma la maggior parte in sala si commuove  al gesto finale dell’anziana signora che paga il suo conto, e non inorridisce alla frase “ se continua così saremo noi ad andare nel vostro paese”.

Il teatro è usato per raccontare a noi stessi di noi, sempre racconta, sempre invita, incita ed invoca. Invitiamo il pubblico ad aprire gli occhi, incitiamo lo spettatore a riflettere e ad ascoltare, invochiamo la collettività ad agire perché “una mano non può applaudire da sola”.

INFO – OSTAGGI, scritto e diretto da ANGELO LONGONI.  Con: MICHELA ANDREOZZI, GABRIELE PIGNOTTA, PIETRO GENUARDI, SILVANA BOSI, JONIS BASCIR. musiche Jonis Bascir, scene Francesco Ghisu, costumi Margherita Longoni. Al teatro Sala Umberto

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