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Intervista a Riccardo Pieretti: “Interpretare Luca Varani comporta rispetto e amore”

Last Updated on 09/05/2019

Torna stasera, sino al 7 aprile, all’Off/Off Theatre, in via Giulia, L’Effetto che fa, liberamente ispirata all’omicidio Varani

Torna stasera all’Off/Off Theatre di Roma, in via Giulia, la pièce teatrale L’Effetto che fa, sino al 7 aprile. Liberamente ispirata all’omicidio Varani, il più spaventoso caso di cronaca avvenuto a Roma negli ultimi anni, racconta le tremende vicende di Manuel Foffo e Marco Prato, durante le quali è stato torturato e ucciso il giovane Luca Varani. Lo spettacolo, scritto e diretto dal giovane e interessante regista Giovanni Franci, vede in scena tre attori under 35, Valerio Di Benedetto, Riccardo Pieretti e Fabio Vasco, e vuole ricostruire in parte gli avvenimenti di quel tragico marzo di tre anni fa.

Riccardo Pieretti in L'Effetto Che Fa ph Marco Aquilanti
Riccardo Pieretti in L’Effetto Che Fa ph Marco Aquilanti

Leggi l’approfondimento di Uozzart “L’effetto che fa”: applausi (amari) per la pièce sull’omicidio Varani

L’intervista a Riccardo Pieretti

Per l’occasione abbiamo contattato Riccardo Pieretti, il Luca Varani della pièce, e gli abbiamo posto qualche domanda. La solita, quella su “uozz-art?”, e qualcuna sul suo cammino da giovane attore. Che, gli auguriamo, possa essere lungo e ricco come, al momento, promette.

Cosa è per te l’arte? E come ne fai parte?

Arte è una parola che non mi è mai piaciuta. Neanche il suono a dire il vero. Prova a dirla: Ar – Te. Senti come c’è una elevazione nel pronunciare la “Ar”, una sospensione, che poi viene seccamente distrutta dal/da “Te”, come fosse una spina che ti si conficca nel fianco. Una pugnalata è il “Te”. Ar. Te. Arte. E’ qualcosa che ti dà un’illusione che poi viene immancabilmente tradita. Non a caso tutto ciò che è fatto ad arte, artatamente, è qualcosa di fittizio e quindi di insincero. Non mi piace l’arte. Mi fa pensare alla vetrinetta con i souvenir dei viaggi che sta nel soggiorno della nonna Carla, chiusa a chiave, dentro alla quale non potrai mai accedere perché la suddetta chiave (giuro che è vero) la nonna la nasconde da sempre e nessuno sa dove sia. Io faccio principalmente teatro e lavoro per Umbria Jazz, quindi se vuoi possiamo parlare di recitazione, regia, drammaturgia, musica, intenzioni, fisica quantistica, ma non di arte. Non mi interessa.

Ma da piccolo tu a teatro ci andavi? O preferivi tv e cinema?

Non sono mai andato a teatro da solo prima dei 22/23 anni. Il cinema l’ho sempre amato, ma non è che preferissi la tv. Avevo una tv in camera dalle medie in poi, tanto basta per farti “preferire” la tv. Però mi ricordo quando con la scuola vidi uno spettacolo su Galilei che mi lasciò senza parole. Lo dimenticai, e solo dopo molto tempo ho capito quale forza avesse esercitato in me quell’esperienza. Gli insegnanti dovrebbero portare gli alunni a teatro almeno una volta ogni due mesi. Non per farli diventare attori, ma per sviluppare qualcosa che mai come adesso ci è necessaria: l’empatia.

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Hai iniziato con l’università, poi hai scoperto il teatro: qual è stato il tuo primo approccio con questo mondo? Le prime emozioni erano positive o negative?

Il grande bivio della mia vita fu dopo il liceo: Ingegneria Fisica al Politecnico di Milano o provare un’accademia di recitazione? Provavo troppo rispetto per il mestiere dell’attore e scelsi la prima. Ma Galilei ha continuato a macerare in me fino a che un giorno dei miei 23 anni un mio amico mi ha chiesto “Conosci Carmelo Bene?”

Torni all’OFF/OFF nei panni di Luca Varani. Cosa provi quando ne racconti le gesta, tenendo conto degli sviluppi che ci sono stati su tale vicenda? E hai mai avuto contatti con parenti e/o amici dei “reali” protagonisti?

L’anno scorso ho conosciuto il padre di Luca, Giuseppe Varani, durante le repliche. Dire che sia stato il momento più significativo della mia vita teatrale è riduttivo. So che tornerà anche quest’anno e ne sono felice. Da attore, nel cercare di adempiere a questo ruolo, sono posto di fronte ad una responsabilità etica finora insondata in campo teatrale. Che io sappia, infatti, nessuno ha mai interpretato su di un palco la vittima di un omicidio, diventato caso di cronaca nera, accaduto appena tre anni fa. Interpretare Luca Varani comporta un grande rispetto e un grande amore. Il primo nei confronti di chi ha subito gli effetti di questa vicenda, il secondo nei confronti del mio mestiere.

Foto di Marco Aquilanti

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