“L’effetto che fa”: applausi (amari) per la pièce sull’omicidio Varani
Last Updated on 04/04/2019
Sarà in scena sino all’8 novembre 2017 nel nuovissimo spazio di Via Giulia, l’Off/OffTheatre Festival, la pièce teatrale L’Effetto che fa, liberamente ispirata al più spaventoso caso di cronaca avvenuto a Roma negli ultimi anni: l’omicidio Varani. L’Effetto che faè la risposta che Manuel Foffo e Marco Prato hanno dato agli inquirenti quando gli è stato chiesto come mai avessero torturato e ucciso Luca Varani.
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Il cast di L’effetto che fa
Lo spettacolo, scritto e diretto dal giovane regista Giovanni Franci, vede in scena tre attori under 35, coetanei dei veri protagonisti della storia, Valerio Di Benedetto, Riccardo Pieretti e Fabio Vasco, e vuole ricostruire in parte gli avvenimenti di quel tragico Marzo 2016, con un focus sui sentimenti che questo fatto ha aperto nelle coscienze di tutti.

IL FATTO – Manuel, un ragazzo di ventinove anni, studente fuoricorso di giurisprudenza, eterosessuale, è in macchina con suo padre. Si stanno recando al funerale di un parente nelle Marche. A circa duecento chilometri di distanza da Roma, il padre non può fare a meno di notare che quella mattina, suo figlio, sia particolarmente taciturno, così gli rivolge qualche domanda a riguardo.
Manuel, con estrema calma, risponde di essere in quello stato perché ha fatto uso di cocaina e di avere compiuto un omicidio insieme ad un suo amico, aggiungendo che il cadavere della vittima è ancora in casa sua. Il padre inverte la guida in direzione di Roma, mettendosi immediatamente in contatto con l’avvocato di famiglia.
La trama di L’effetto che fa
Nell’appartamento di Manuel, al Collatino (periferia est di Roma), i carabinieri trovano il corpo massacrato di un ragazzo di 23 anni, si chiamava Luca, veniva da La Storta (periferia nord di Roma). Il cadavere di Luca è disteso sul letto, avvolto in un piumone. Manuel ammette subito la propria responsabilità in quel crimine ed indica come suo complice Marco, un ragazzo di trent’anni, laureato con master all’estero, organizzatore di feste, di aperitivi, grande fan di Dalida, omosessuale.
Marco viene trovato in una camera d’albergo dove ha messo maldestramente in scena un tentativo di suicidio sulla falsariga di quello di Dalida, con “ciao amore ciao” cantata da Dalida a tutto volume come colonna sonora. Manuel e Marco dichiarano di aver attirato la vittima in quell’appartamento perché avevano intenzione di fare del male a qualcuno e di aver torturato Luca fino alla morte, sopraggiunta soltanto dopo due ore di sevizie indicibili, semplicemente perché avevano voglia di vedere l’effetto che fa.
Il nostro commento
UUno spettacolo che ha fatto scalpore ancor prima della prima. Com’era normale che fosse. Eppure la pièce è attenta, oculata, moderata. Che non spettacolarizza, ma racconta. A volte esasperando lati del carattere, ma mai speculando troppo. In un modo o in un altro, è impossibile rimanere impassibili allo spettacolo, ed è altrettanto impossibile non additare a qualcosa. Ma ci sta, non per lo spettacolo, ma per il fatto di cronaca in sé. Va visto, per farsi stravolgere dai testi e dalle scelte stilistiche di questo giovane cast di bravi attori. Su tutti spicca un impressionante Valerio Di Benedetto. Applausi (amari) anche per i tre imperdibili monologhi finali.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.
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