Rock Lit di Liborio Conca – La recensione
Last Updated on 19/12/2019
Recuperiamo la lettura di un libro uscito già da qualche tempo, il saggio di Liborio Conca “Rock Lit”, pubblicato lo scorso anno dall’editore Jimenez.

Liborio Conca, Rock Lit, Jimenez edizioni, 2018.
Rock e letteratura: il binomio è sdrucciolevole e rischia di diventare un campo minato, per una serie non banale di motivi. Si rischia infatti di essere “accademici” (leggi: noiosi), e di scivolare in trattazioni enciclopediche sull’ovvio; o di avvalorare l’infausta equazione canzone = poesia, una delle cantonate critiche che ci si augura archiviate per sempre e che invece tornano, ciclicamente, a galla.
Rock e letteratura
Il libro di Conca evita questi inconvenienti, tralasciando le facili comparazioni (“Il rock è letteratura”) e privilegia invece le intersezioni culturali, le modalità in cui i due mondi hanno spesso dialogato e sono venuti in contatto (anche criticamente) e hanno trovato territori comuni o strade parallele. L’autore svicola dalle facili categorizzazioni, non gli interessa trovare il nesso segreto tra rock e letteratura, ammesso che esista; non vuole nemmeno sapere quale sia la percentuale di letteratura presente nel rock o cercare improbabili certificazioni o patenti culturali. Questa intuizione, per niente banale, è il punto di forza del libro, ma soprattutto è una chiave di lettura efficace che rende il saggio credibile e godibile.
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Burroughs: da Bowie a Cobain
Il libro ha una impostazione quasi narrativa: i personaggi emergono da una prosa che parte sempre dal personale, per farsi poi generale e saggistica. Ma più che di personaggi si tratta di “presenze”, come quella di William Burroughs, il “papa della beat generation” (come diceva Fernanda Pivano) ed i suoi flirt con musicisti di ieri e oggi. Da Bowie a Cobain, dai Soft Machine/Matching Mole di Robert Wyatt ai Sonic Youth il rapporto col rock dell’autore di Pasto Nudo è solo un tassello della vasta influenza che Burroughs ebbe sull’underground degli ultimi cinquant’anni; uno scambio continuo di suggestioni, di idee, di influenze che ha coinvolto letteratura, musica, cinema e arti visive (un nome su tutti: Gus Van Sant).
Geografia del Sud gotico
Un altro capitolo del libro, forse il più riuscito, è un interessante saggio di geografia letteraria (che innanzitutto ci ricorda quanto alla “storia” della letteratura si debba sempre accompagnare una “geografia”) che esplora gli oscuri meandri del Southern Gothic. Conca crea un’articolata ragnatela di interconnessioni che uniscono gli Sparklehorse ai REM, Vic Chesnutt a Nick Cave. Comune denominatore è la letteratura del sud degli USA, coi suoi caratteri e i suoi motivi strutturali (ma si lancia un interessantissimo spunto critico che potrebbe essere approfondito: e se la caratteristica peculiare fosse proprio quell’essere southern, di qualunque sud?).

Nick Cave scrittore
Faulkner, Flannery O’Connor, o i più recenti Cormac McCarthy o Breece D’J Pancake (Trilobiti è un capolavoro: recuperatelo): ancora una volta il gioco è quello delle suggestioni. Non importa tanto chi ha ispirato chi quanto piuttosto la condivisione di una poetica, di un punto di vista sul mondo. Di particolare interesse sono le pagine che trattano il romanzo di Nick Cave E l’asina vide l’angelo, una storia di ambientazione southern, un vero punto di snodo della carriera dell’artista: Nick Cave scrittore è fondamentale per comprendere a pieno il Cave cantante, perché instaura un rapporto criticamente articolato tra due realtà artistiche diverse eppure uguali (mi si permetta di citare anche l’altro romanzo di Cave, l’altrettanto riuscito Morte di Bunny Munro).
Poetiche di Leonard Cohen
Il nucleo centrale del libro è dedicato a Leonard Cohen, cantautore (ma anche poeta e romanziere) che forse è l’incarnazione perfetta delle intersezioni tra le due arti che il libro di Conca indaga. La sua, in un certo senso, è una storia esemplare. Cohen ha lasciato un segno indelebile nel mondo della musica del secondo Novecento (forse, tra i cantautori è stato davvero il più grande), mettendo a frutto un background letterario “puro” (esordì da poeta e romanziere) che non è mai stato dimenticato, ma anzi messo a frutto nella nuova attività.
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Poesia e Musica
Le pagine su Cohen illuminano e chiariscono al meglio il metodo dell’autore e il taglio del saggio: la ricerca delle suggestioni “poetiche” al di là delle comparazioni tra musica e poesia o le classifiche di valore tra le arti. Poesia e canzoni sono realtà troppo diverse (anche solo per il ruolo che svolgono nell’industria culturale), troppo specifiche e complesse per essere semplicemente sovrapposte. Il rapporto, che pure c’è (un altro nome ricorrente è quello di Patti Smith) è sempre dialettico e mai semplice (almeno quando si parla dei “grandi”).
Che si tratti di Cohen e dei suoi rapporti “interni” con la propria produzione letteraria o dei rapporti tra molti artisti inglesi e la grande tradizione del Romanticismo e Post-Romanticismo albionico la chiave di lettura è sempre la stessa. Si insiste sul rapporto dialettico, sull’influenza come metodo critico, come dialogo con l’altro, come scrigno delle possibilità.
Bob Dylan e il Nobel per la letteratura
Non si può non concludere citando seppur superficialmente (ché il discorso sarebbe troppo lungo) Bob Dylan. Il cantante e Premio Nobel per la letteratura è forse l’esempio più importante di questo canale di influenze continue, del rapporto mai definitivamente risolto tra i due mondi, e forse mai chiaramente codificabile. La stessa motivazione del Nobel apre scenari critici su cui riflettere: “Per aver creato nuove espressioni poetiche all’interno della grande tradizione della canzone americana”. Basti qui notare come si privilegi il rapporto “alla pari” tra le due forme di espressione; si pone l’accento sull’intersezione, sulla possibilità di dialogo. La canzone non è poesia eppure può essere “poetica” (nel senso etimologico del termine) tanto da ottenere il massimo riconoscimento in campo letterario. Insomma è chiaro che le influenze (a questo punto reciproche) non possono che arricchire entrambe le arti.
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“Come saremmo colti se conoscessimo bene solo cinque o sei libri”, scriveva Flaubert.
Luca Verrelli cerca di essere un buon lettore.
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