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Intervista a Liborio Conca, tra rock e letteratura

Last Updated on 21/04/2020

Liborio Conca è autore di Rock Lit, edito da Jimenez, saggio che si interroga sui rapporti tra musica rock e letteratura.

Il libro di Liborio Conca, edito da Jimenez, si occupa dei rapporti tra musica rock e letteratura; fornisce numerose chiavi di lettura nell’indagare gli intrecci e i legami tra queste due forme di espressione. Abbiamo fatto qualche domanda all’autore.

Il libro evita accuratamente l’equazione canzone=poesia, dando per assodato che si tratta di due cose diverse, e che la musica non ha bisogno di una “patente” letteraria per essere valida. Eppure è una formula che pare difficile ad esaurirsi: per quale motivo secondo te?

Quella tra canzone e poesia è un’equazione spontanea, per certi aspetti. Di certo una struttura simile (il verso, l’uso di figure retoriche, l’attenzione ai suoni), ma d’altro canto molte sono le differenze. Ecco, nel libro lascio che queste differenze vengano spiegate da Leonard Cohen, che è stato – con risultati magnifici – tanto poeta che cantautore. Ma bisogna stare attenti all’uso delle parole, e a volte si fa troppo presto a dire di una bella canzone che “è una poesia”. No, non è una poesia: è una bella canzone. Se diciamo a Francesco De Gregori che è un poeta s’incazza, l’ho visto con i miei occhi. In Rock Lit ho cercato di esplorare il territorio comune tra musica e letteratura avendo ben chiaro però le differenze “organiche” a questi due linguaggi.

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Il libro ha una parte centrale su Leonard Cohen che mi pare il fulcro del saggio. Sei partito da Cohen o il cantante canadese è il “punto di arrivo” della questione rock-letteratura?

Ecco, dicevamo appunto di Leonard Cohen! Sì, quella parte è un po’ il fulcro del libro, anche perché in Cohen davvero la sintesi tra rock e letteratura si compie al livello più alto. Come racconto nel libro, iniziò come scrittore e finì come cantautore, oltretutto scegliendo di “cambiare mestiere” dopo aver compiuto i trent’anni, quindi non esattamente da ragazzino. Diciamo che Rock Lit possiede vari centri, ma di certo Cohen è uno dei satelliti più fulgidi attorno a cui ho costruito il libro.

In una nota parli di “allargare a tutti i Sud del mondo” i tratti quintessenziali del Southern Gothic. Mi pare uno spunto interessantissimo (ho in mente, rimanendo in Italia, Sud e magia di Ernesto De Martino): cosa ti ha spinto verso un’intuizione del genere?

Wow, grazie per questa domanda. Hai usato la parola giusta: intuizione, ed è andata proprio così: mentre scrivevo quella parte del libro ho iniziato a unire i puntini, come si dice. Il fatto di aver usato sin dall’inizio le note mi ha permesso di buttare lì quello spunto, e son contento che tu l’abbia colto. Certo era un discorso lungo e complesso che poteva farmi deragliare… in questo modo è rimasta una suggestione, come altre che compaiono qua e là nel libro. È vero, ho pensato anch’io a De Martino, al nostro Sud.

La letteratura contemporanea parla ancora al rock?

Sì, senz’altro. Molto più di quanto non possiamo pensare e molto più di quanto non venga fuori da Rock Lit, da questo punto di vista. Mi sono soffermato su un gruppo di scene, ho operato dei tagli, delle scelte che rendessero il saggio omogeneo e poco “spezzettato”, e questo ha inevitabilmente lasciato fuori tante band o cantautori anche contemporanei. Ogni tanto mi capita di ascoltare una canzone appena uscita e di trovarci un riferimento letterario, e così mi dico “ecco, questa canzone avrei potuto includerla nel libro”. Ma è ormai è andata!

Il rock è ancora un “rituale di resistenza” (per citare una vecchia formula), o è stato sostituito da altri generi musicali?

In Almost Famous, il film di Cameron Crowe, si vede Lester Bangs – intepretato da Philip Seymour Hoffman – dire a William Miller, il ragazzo quindicenne che vuol scrivere di musica: «Peccato, ti sei perso il rock, è finito!» La scena si svolge nel 1973. Inutile dire che il geniale Lester si sbagliava: il rock non è finito nel 1973 e neanche nel 2020. Certo, ha vissuto un’epoca d’oro – più epoche d’oro, anzi – e da qualche tempo non è il fenomeno di massa che è stato per larghi tratti della storia. Ma per quello che mi riguarda credo che la storia e anche i fenomeni di costume siano sempre di più una faccenda ciclica. Pure troppo, se diamo retta ai Greta Van Fleet.

Chi è Liborio Conca

Liborio Conca è nato in provincia di Bari nell’agosto del 1983. Vive a Roma. Ha curato per anni la rubrica Re:Books per il mensile Il Mucchio Selvaggio. Fa parte della redazione di minima&moralia e collabora con varie riviste, tra cui Esquire e Tuttolibri, l’inserto culturale de La Stampa. È autore del volume Rock Lit. Musica e letteratura (Jimenez Edizioni).

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