Palazzo Corsini alla Lungara, tra natura e architettura
Last Updated on 31/01/2020
Un excursus sulla fusione delle funzioni abitativa e ricreativa nella porzione di Trastevere in questione. Alla scoperta di Palazzo Corsini alla Lungara, tra storia, natura e architettura

Un excursus sulla fusione delle funzioni abitativa e ricreativa nella porzione di Trastevere in questione. Alla scoperta di Palazzo Corsini alla Lungara, tra storia, natura e architettura.
La storia
L’insieme delle proprietà in questione è la risultante di una serie di acquisizioni messe in atto dai Riario a partire dal 1492. Da alcune fonti risulta che nella prima metà del XVII sec. la famiglia gentilizia possiede una porzione di terreno urbano che confina ad est con via della Lungara, ad ovest con il Gianicolo, a sud con la porta Settimiana e a nord con il vicolo Riario. Valore aggiunto del complesso è sicuramente dato dal giardino, dagli orti e dal casino. Da quest’ultimo, sito sulla sommità del Gianicolo, si può godere di una imparagonabile vista sulla città.
Risale al 1734 l’acquisto dell’edificio e del giardino Riario alla Lungara da parte dei Corsini. Sebbene si voglia preservare l’originario aspetto architettonico, sono previsti dei lavori di ampliamento, in maniera tale che esso possa ospitare le reisdenze del principe Bartolomeo e di suo fratello Neri Corsini.
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Il progetto del giardino
Nel 1739 hanno inizio i lavori di trasformazione del giardino. Il progetto è mirabile per la coniugazione di diversi modelli: quello francese, con i motivi arabescati del parterre de broderie; quello pittoresco all’inglese, con una zona di gazon, ossia aiuole erbose senza disegno; infine, quello delle ville rinascimentali romane, cui rimanda una prospettiva di scalinate con diverse fontane, nella parte più alta del palazzo. Altro importante rimando alle ville romane del XVI sec. è il portico di verzura sito nel giardino, che alterna esedre di bosso a sculture antiche.
Nel 1742 l’area del “Teatro di verdura” viene arricchita dalla presenza di una grande vasca quadrilobata con due tritoni al centro. Questi sorreggono una canestra da cui fuoriesce un getto d’acqua. Dai documenti pervenuti non risultano invece modifiche nella zona alle pendici del Gianicolo, che rimane boscosa, ricca di querce e platani, come già lo era in epoca tardo-rinascimentale.
Artefice dell’ideazione di tutta la zona verde che circonda la villa è con ogni probabilità lo stesso cardinale Neri Corsini. I lavori vengono invece affidati al giardiniere francese Renato Desportes, detto “Langevin”. Egli è aiutato da un certo Antonio, da identificarsi con quell’Antonio Pierozzi poi subentrato come giardiniere effettivo alla morte del primo.
La struttura rimane intatta fino al 1872, come testimoniato anche dai disegni eseguiti per mano di Paolo Pollastri, agente romano dei Corsini. A partire dal 1883, invece, data in cui il palazzo diviene sede dell’Accademia dei Lincei, il giardino viene occupato dall’Orto Botanico, precedentemente situato nell’ex convento di S. Lorenzo in Panisperna. Questa trasformazione comporta l’abolizione dei parterres e del teatro. Permangono invece la fontana dei Tritoni e la scalinata con la serie di fontane.
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Ivan Caccavale, classe 1991, storico e critico d’arte. Attratto da forme, colori e profumi sin da bambino, mi sono formato presso il liceo classico. Ho imparato che una cosa bella è necessariamente anche buona (“kalòs kai agathòs”).
Come affermato dal neoplatonismo, reputo la bellezza terrena un riverbero della bellezza oltremondana. Laureato in studi storici-artistici, mi occupo di editoria artistica.
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