Giovanni Tarquini: “Il Premio Laurentum guarda all’Europa”
Last Updated on 20/12/2019
Si rinnova il successo del Premio Laurentum, la storica rassegna dedicata alla poesia, arrivata alla sua trentatreesima edizione. Abbiamo colto l’occasione per porre cinque domande a Giovanni Tarquini, Presidente del Centro Culturale Laurentum.

Si conferma il successo del Premio Laurentum, la storica rassegna dedicata alla poesia, arrivata alla sua trentatreesima edizione, con il sostegno di SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori. Nella Sala Koch del Senato della Repubblica il Presidente della Giuria, Gianni Letta, insieme al Direttore del Premio, Roberto Sergio, hanno consegnato tutti i riconoscimenti più prestigiosi.
Tanti i vincitori d’eccezione. Innanzitutto il Premio Alla Carriera a Piero Angela e quello I valori della Cultura a Giovanni Minoli. Poi il Premio Dante Alighieri al poeta Antonio Colinas e il Premio Laurentum per la Poesia alla poetessa Alba Donati. E ancora per il Giornalismo Culturale a Simona Agnes e per Cultura Radio Televisiva Web ad Andrea Delogu.
Abbiamo colto l’occasione per porre cinque domande a Giovanni Tarquini, Presidente del Centro Culturale Laurentum.
Come si può sostenere, secondo lei, la poesia in Italia?
Ritengo che l’attenzione delle Istituzioni, verso ogni forma in cui possa essere declinato il genio artistico, debba viaggiare su due binari. Da un lato curando la formazione delle giovani leve fin dall’infanzia, attraverso programmi ed iniziative volte ad affinarne la sensibilità verso questo linguaggio antico e sempre nuovo.
Dall’altro, da un punto di vista pratico, investendo sulla cultura e sulla sua disseminazione. Non solo attraverso strutture pubbliche, ma sostenendo anche l’iniziativa associazionistica. Ricordo con particolare soddisfazione gli anni del progetto “Festival della Poesia dei ragazzi” che ha coinvolto tutte le scuole elementari e medie di Roma.

Trentatre anni di Laurentum: qual è stato il premiato/premio di cui siete più orgogliosi?
A partire dalle prime edizioni, il livello qualitativo delle opere proposte è cresciuto costantemente. La scelta dell’associazione e della giuria, poi, di diversificare la struttura stessa del Premio con importanti riconoscimenti a personalità, italiane ed estere, che si sono contraddistinte per l’elevato spessore artistico, culturale e professionale, non ci permette di operare una scelta.
Penso all’edizione in cui l’associazione Michelangiolesca ci ha permesso di esporre un madrigale inedito del grande artista poliedrico, ma anche a quella sul bicentenario dell’Infinito di Leopardi. Ogni edizione ci ha arricchiti. Voglio solo ricordare, per tutti, la testimonianza di Piero Terracina, sopravvissuto ad Auschwitz e recentemente scomparso, che ha speso la sua vita a raccontare gli orrori della Shoah affinché, come scriveva Primo Levi, la storia non diventi leggenda o, peggio, possa cadere nell’oblio e che ci ha regalato momenti di toccante intensità.
Tanti patrocini, tanti riconoscimenti istituzionali: c’è qualcosa a cui vorreste ancora aspirare?
Ci piacerebbe riuscire a portare il nostro progetto all’attenzione delle Istituzioni europee e internazionali.

Un premio che vorreste aver assegnato, ma per cui non è stato possibile farlo?
Siamo orgogliosi di poter dire che ogni anno riusciamo a raggiungere gli obiettivi che ci prefiggiamo.
Prossimi progetti.
Abbiamo diversi progetti in cantiere per la ricerca e valorizzazione di giovani talenti, che intendiamo sviluppare e presentare nel prossimo bando.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.