5 grandi film di Roman Polanski, tra maschere e lati oscuri
Last Updated on 26/03/2021
L’inquilino del terzo piano , Venere in pelliccia, Carnage, Il pianista, La nona porta: 5 film di Roman Polansky che indagano l’anima, spogliandola dalle maschere che la rappresentano, nei suoi lati più oscuri ed umani.

L’inquilino del terzo piano, Venere in pelliccia, Carnage, Il pianista, La nona porta: cinque film di Roman Polanski che indagano l’anima, spogliandola dalle maschere che la rappresentano, nei suoi lati più oscuri ed umani.
L’inquilino del terzo piano (1976) con Roman Polanski e Isabelle Adjani

Trelkosky (Roman Polanski), un giovane polacco, in Francia, prende in affitto un appartamento dove si è consumato il suicidio di una giovane donna, farà la stessa fine. L’oscurità calma circonda gradualmente l’uomo straniero, la fonte sembrerebbe essere proprio quell’appartamento. La lucidità della mente verrà compromessa, il male infatti si nasconderà nelle rappresentazioni mentali di esso; sembrerebbe un caso di isteria. Eppure, pur non avendo le coordinate effettive per intendere un male altro, la delirante degenerazione della sua mente ci spaventa. Un incubo in cui lo stato allucinatorio prende il sopravvento, soffocando il protagonista tra le mura della sua casa.
Tuttavia l’elemento perseguitante non si manifesta mai, accrescendo quindi l’effetto perturbante che troverà la sua massima manifestazione in un finale di grottesca metamorfosi. Il film attinge quindi all’espressione kafkiana del perturbante. Inoltre La macchina da presa osserva e segue il suo soggetto, onnisciente si pone al di sopra degli eventi. Numerosi i richiami metacinematografici legati agli sguardi, o alla loro negazione, in soggettiva attraverso le finestre. Fino alla trasformazione di quelle stesse finestre in tribune teatrali. Qui la pazzia trova lo specchio in cui riflettersi e quindi l’uomo in cui esistere come suo doppio.
Venere in pelliccia (2013) con Emmanuelle Seigner e Mathieu Amalric

Il teatro diviene cinema, gli attori pubblico, la rappresentazione vita. Il film mette in scena un audizione da parte del regista-attore Thomas (Mathieu Amalric), per la parte della lussuriosa Vanda, con la quale l’attrice condivide il nome (Emmanuelle Seigner), protagonista della piece teatrale. Tratta questa dal romanzo di Venere in pelliccia di Leopold Von Sacher-Masoch . Il confronto tra i due tuttavia non si limiterà alla prova ma alla realizzazione stessa in scena dello spettacolo. Se infatti la prima impressione della donna sarà quella di un’ingenua e lunatica giovane attrice, lo spettatore, insieme al suo regista, dovrà ricredersi. Il suo ruolo infatti dipingerà nello schermo le morbide e calde atmosfere del gentile ma spietato erotismo. Qui l’immagine degli attori abbraccerà per magica coincidenza interpretativa quella dei loro personaggi. In un graduale crescendo della loro presenza in scena tale da mistificare la vita con lo spettacolo.
Carnage (2011) con Kate Winslet, Christoph Waltz, Jodie Foster e John C. Reilly

Commedia dalle tinte grottesche ambientata in un unico spazio, un palcoscenico vivo come coloro che lo abitano. Polanski nella brillante rappresentazione delle dinamiche relazionali tra due coppie ne mette a nudo i paradossi e le fragilità proprie della loro classe sociale ed identitaria. Un ritmo del dialogo veloce ed esasperante che acquisisce lungo la durata dell’azione filmica dinamicità vitale. Al limite della sopportazione le azioni compiute dai personaggi in scena seguono il principio della ripetizione. Gesti e dialoghi qui divengono sintomi delle nevrosi celate nel profondo delle loro identità, trasformate queste in maschere pirandelliane. In questo film assistiamo all’esplosiva liberazione da quelle stesse maschere.
Il pianista (2002) con Adrien Brody, Thomas Kretschmann e Emilia Fox

Premio oscar alla regia e al miglior attore, Polanski da immagine e vita alla morte, quella dell’umanità: l’olocausto. 1939, Varsavia è invasa dai nazzisti, Le note del pianista ebreo Wladislaw (Adrien Brody). Respirano l’aria del pianto. Una vita distrutta privata della propria famiglia, della propria dignità e financhè della speranza. Ma tuttavia c’è ancora il dolore, quindi l’esistenza. È la musica del pianista, la sua arte, a raccontarcelo ed è il cinema di Polanski a trasformala in danza visiva della disperazione. Il regista conosce molto bene il racconto. Essendo infatti stata la sua stessa famiglia ad essere rinchiusa nel ghetto di Cracovia e uccisa nei lager.
La nona porta (1999) con Johnny Depp ed Emmanuelle Seigner

Film ricco del tesoro immaginifico della cultura esoterica fantastica. Polanski porta sul grande schermo un’avventura all’insegna dell’investigazione nel mondo dell’occulto. Tale indagine, finalizzata alla scoperta dell’autenticità di un antico testo del 1666, su commissione di un editore newyorkese è affidata a Dean Corso. In un’oscura rete di misteri e diaboliche ombre il giovane esperto di libri antichi affronterà il male declinato alla sua forma più simbolica ed originaria. Polanski qui crea il dubbio, sospende la dimensione reale in quella immaginifica. L’una sembra vivere dell’altra, o meglio nascondersene.
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Classe 1996 , laureato presso la facoltà di lettere e filosofia. Il mio interesse per l’arte, declinata nella forma dell’immagine, ha suscitato in me il desiderio di osservarla e amarla attraverso una continua ricerca e analisi delle sue forme e significati. Influenzato dalla magia del rito teatrale ricerco nel cinema quella stessa capacità di trasportare lo sguardo dello spettatore aldilà della rappresentazione.
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