Civitavecchia Waterfront, gli scatti di Roberto Rocco in mostra al Centro La Scaglia
E’ in corso a Civitavecchia, presso il Centro “La Scaglia”, l’esposizione fotografica “Civitavecchia Waterfront”. La mostra intende indagare attraverso l’occhio del fotografo Roberto Rocco, il rapporto della città con il territorio, con il suo mare e il suo porto. Visitabile sino al 19 novembre 2020.

E’ in corso a Civitavecchia, presso il Centro “La Scaglia”, l’esposizione fotografica “Civitavecchia Waterfront/Frammenti di una città-porto, tra tradizione e innovazione”. La mostra intende indagare attraverso l’occhio del fotografo Roberto Rocco, il rapporto della città con il territorio, con il suo mare e il suo porto. A cura di Marco Eugenio di Giandomenico dell’Accademia di Brera. Visitabile sino al 19 novembre 2020.
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Le foto in mostra
Le immagini esposte raccontano al contempo di aree problematiche e processi virtuosi. Nonché di iniziative pubblico-private che hanno segnato un cambio di passo. E ancora di battaglie vinte e di luoghi marginali e degradati. Foto perlopiù in bianco e nero, dal forte impatto emotivo, per un viaggio visionario e unico. Come un manifesto sulla vita della città e il suo rapporto con il territorio. Con questi scatti Roberto Rocco ci restituisce una Civitavecchia inedita e avanguardistica. Ma anche il tema antropologico dello sviluppo e della stratificazione di una città in continua trasformazione.
Le parole del curatore Marco Eugenio Di Giandomenico
“Civitavecchia Waterfront – afferma il curatore Marco Eugenio Di Giandomenico – è un’operazione culturale “sostenibile” pensata e organizzata dal Centro Commerciale La Scaglia, comprendente varie iniziative di valorizzazione territoriale, dal lavoro di Roberto Rocco a un contest per gli studenti fotografi con l’obiettivo di promuovere un luogo urbano, commerciale e naturale baricentrico di interessi non solo turistici, ma anche politici, militari ed economici nella sua lunga storia pluricentenaria”.
La Scaglia si trasforma in una galleria d’arte
In un momento storico difficile come quello che stiamo vivendo, in cui i musei e le gallerie d’arte sono chiusi al pubblico, l’esposizione vuole favorire la diffusione della cultura trasformando “La Scaglia” in un totem della comunicazione e in una vera e propria galleria d’arte 2.0 dove ogni immagine racconta una storia. Anche il nuovo logo, caratterizzato appunto dai container, intende raccontare l’importanza, assolutamente centrale, del processo di identificazione, integrazione ed appartenenza del Centro “La Scaglia” con l’area portuale di Civitavecchia e con il suo territorio.
Il contest dell’Istituto Superiore di Fotografia di Roma
Un importante partner è l’Istituto Superiore di Fotografia di Roma che parteciperà coinvolgendo gli studenti a realizzare delle foto sul tema “Il rapporto di Civitavecchia ed il Centro La Scaglia”. La migliore foto sarà premiata con un buono da 500 euro da spendere all’interno del Centro e scelta da una giuria composta dal fotografo Roberto Rocco, Anna Macaluso Coordinatrice didattica dell’Istituto e Francesca Ferri direttrice del Centro la Scaglia di Civitavecchia.
Chi è il fotografo
Nato a Roma, dove attualmente vive, maestro della fotografia del ritratto e del lifestyle italiano e internazionale, inizia a lavorare giovanissimo nel 1967 come assistente operatore nel film di Franco Zeffirelli “La Bisbetica Domata”, con Richard Burton ed Elizabeth Taylor. Nel 1970 Viene chiamato a collaborare come art director nel film “Comma22” (“Catch 22”), diretto da Mike Nichols. Contemporaneamente inizia ad avvicinarsi alla fotografia e a collaborare con diverse testate giornalistiche, settimanali e mensili, avviando il lavoro di reporter del mondo dello spettacolo che caratterizza gran parte della sua carriera artistica.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.