Il dipinto del 1859: Il bacio di Francesco Hayez e il segreto delle sue tre versioni
Last Updated on 27/03/2021
“Il bacio. Episodio della giovinezza. Costumi del secolo XIV”, meglio noto come Il bacio, è un dipinto, a olio su tela, che il pittore italiano Francesco Hayez realizzò nel 1859. Delle tre versioni del dipinto, la versione di Brera risulta indubbiamente la più famosa.

Il bacio. Episodio della giovinezza. Costumi del secolo XIV, meglio noto come Il bacio, è un dipinto, a olio su tela di 112×88 cm, che il pittore italiano Francesco Hayez realizzò nel 1859. E la Pinacoteca di Brera ne è attualmente il custode.
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Analisi dell’opera
Il contesto narrato è medievale e raffigura due giovani innamorati che, con grande passionalità, si stanno baciando. L’opera risulta il manifesto dell’arte romantica italiana. Ne sono testimoni non soltanto la travolgente carica emotiva e la raffinata scenografia, ma anche il forte valore civile. La tela evidenzia, infatti, diverse pulsioni risorgimentali, atte a simboleggiare l’amor patrio e la lotta allo straniero. Il notevole successo popolare riscosso, indusse Hayez a dar vita ad altre tre versioni, con piccole modifiche fra l’una e l’altra.

Le tre versioni del dipinto
Delle tre versioni del dipinto che Hayez realizzò, senza alcun dubbio, la versione di Brera risulta la più famosa. Realizzò la seconda copia, nel 1861 per la famiglia Mylius e la differenziò dalla prima per il semplice abito bianco che adorna la fanciulla. La inviò all’Esposizione Universale di Parigi del 1867 e nel 2008 è stata battuta all’asta da Sotheby’s per la somma di 780,450 sterline. Era il 1859, poi, lo stesso anno di quella di Brera, allorché eseguì in formato ovoidale la terza versione, traspostandola su un acquarello su carta. Ne fece dono alla sorella della giovane amante Carolina Zucchi. Questa versione oggi è esposta alla Pinacoteca Ambrosiana, a Milano. La quarta ed ultima copia, discostandosi dall’originale, presenta il drappo bianco steso sui gradini e il manto dell’uomo verde acceso.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.