I Nobel italiani per la letteratura – Eugenio Montale e la fine delle illusioni
Questa la motivazione per il premio assegnato a Eugenio Montale: «per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni»

Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981) è stato un poeta, traduttore, scrittore, filosofo, giornalista, critico letterario, critico musicale e politico italiano. Nel 1975 si aggiudicò il premio Nobel per la letteratura «per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni».
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Il capolavoro di Montale, Ossi di seppia
Montale, in Ossi di seppia (1925) edito da Piero Gobetti, afferma l’impossibilità di dare una risposta all’esistenza. Lo stesso titolo dell’opera designa l’esistenza umana, logorata dalla natura. Una umanità ormai ridotta a un oggetto inanimato, privo di vita. Gli ossi di seppia sono, infatti, gli endoscheletri delle seppie rilasciati sulla spiaggia dalle onde del mare. Tali presenze inaridite simboleggiano quindi la poetica di Montale scabra ed essenziale.
Dal paesaggio della Liguria alla consapevolezza della precarietà della condizione umana
Il libro si presenta diviso in quattro sezioni, a loro volta organizzate al loro interno: Movimenti, Ossi di seppia, Mediterraneo, Meriggi ed ombre; a questi fanno da cornice una introduzione (In limine) e una conclusione (Riviere). Le poesie di questa raccolta traggono lo spunto iniziale da un episodio della vita del poeta. Esattamente da un paesaggio, come quello della Liguria. Da cui parte per parlare di rottura tra individuo e mondo e della difficoltà di conciliare la vita con il bisogno di verità, nonché della consapevolezza della precarietà della condizione umana.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.