Ode a Francesco Totti – La recensione di “Speravo de morì prima”
Si conclude venerdì la serie Sky sull’ultimo anno e mezzo di carriera calcistica di Francesco Totti; un nostalgico e ironico racconto sopra le righe con Pietro Castellitto nel ruolo dell’ottavo Re di Roma.

Si conclude venerdì su Sky una delle serie italiane più attese, e non solo nella capitale. Preannunciata da simpatici sketch in cui il protagonista Pietro Castellitto incontra Totti, il suo collega e amico Vieri, alcuni fan noti come Venditti e Mannoia, “Speravo de morì prima” è una commedia divertente e commovente, decisamente sopra le righe.
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La difficile impresa di raccontare Francesco Totti
L’idea di romanzare un evento (l’addio di Totti al calcio) accaduto solo pochi anni fa e ancora così vivo nella memoria degli spettatori è già di per sè un grosso rischio; quella di raccontare un personaggio come Totti, più vicino per molti alla divinità che all’eroe sportivo, è al limite della follia. Con questo pensiero ben in mente, gli autori Stefano Bises e Michele Astori hanno brillantemente aggirato l’ostacolo puntando sull’ironia, sulla caricatura, sull’esagerazione. Il Totti di Castellitto è ancora più Totti di Totti: più goffo nel parlare, più timido, più chiuso. E così anche gli altri personaggi, dalla Ilary di Greta Scarano alllo Spalletti di Tognazzi, dalla mamma Fiorella di Monica Guerritore fino all’Antonio Cassano di Gabriel Montesi, che è una specie di grillo parlante uscito da un film pugliese di Guy Ritchie: un personaggio geniale.
La trama
La serie inizia con il ritorno di Spalletti alla Roma, a gennaio 2016. Totti è alla soglia dei 40 anni e tutti intorno a lui iniziano a pensare alla fine della sua carriera. Tutti, tranne lui. Il calciatore sente di poter dare ancora molto e non vede così vicina la fine dei suoi giorni in campo; ma l’allenatore non è di quest’idea. Un tempo amici e complici, Totti e Spalletti si troveranno a farsi la guerra in campo e fuori, a colpi di interviste e aspre dichiarazioni alla stampa. Ma la vera lotta del protagonista è contro il tempo; quello che è volato con la maglia giallorossa e che, volente o nolente, sta per scadere. Sarà difficile per lui accettare la realtà dei fatti (e forse non l’ha ancora accettata – da qui l’emozionante finale onirico) e superare la paura del futuro ignoto; ma alla fine il nostro eroe riuscirà ad uscire di scena a modo suo, con un commosso addio alla sua curva.

Il nostro commento
“Speravo de morì prima” è un oggetto televisivo non identificato. Un po’ biografia e un po’ farsa, intervallata da scene surreali e divertenti, la serie gioca sulla mitologia di Francesco Totti più che sul mero racconto dei fatti. Se per il pubblico romanista duro e puro può essere sembrato “sacrilego”, non stupisce affatto l’endorsement (e il cameo) dello stesso Totti, che negli anni ha dimostrato di avere un’altra grande qualità, oltre quella fisica: l’ironia. In un mare di fiction biografiche tutte uguali, questa serie è una boccata d’aria fresca.
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Mio padre è Andrej Tarkovskij, mia madre è Sarah Connor. Onnivora di cinema, ho imparato a memoria IMDB. Vorrei vivere dentro “L’Eglise d’Auvers-sur-Oise” di Van Gogh, essere fotografata da Diane Arbus e scolpita da Canova. Vorrei che Hemingway scrivesse di me, che Hendrix mi dedicasse una canzone e che Renzo Piano mi intitolasse un grattacielo. Per quest’ultimo sono ancora in tempo.