L’ultima poesia – la recensione del libro di Gilda Policastro
Last Updated on 04/10/2022
“L’ultima poesia. Scritture anomale e mutazioni di genere dal secondo Novecento a oggi”. Il libro di Gilda Policastro, edito da Mimesis, segue le vie dell’avanguardia e della sperimentazione nella poesia italiana degli ultimi sessant’anni.

L’ultima poesia di Gilda Policastro, edito da Mimesis, ricostruisce gli ultimi sessant’anni di avangiardia poetica Italiana. Punto di partenza di questo viaggio nelle scritture anomale italiane resta I novissimi, l’antologia di poeti “giovani” pubblicata all’inizio degli anni Sessanta del Novecento, punto d’avvio (ma già in crisi) della Neoavanguardia. Chiave di volta tra moderno e postmoderno la nuova avanguardia italiana del Gruppo 63 ed esperienze limitrofe, è stata l’ultima “scuola poetica” sorta nel nostro paese.
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La trama del libro
L’ultima non in senso cronologico, ma estetico; la deflagrazione del linguaggio nel mondo di oggi presuppone una poesia “ultima”, necessariamente finale. Se questa esperienza fu riuscita meno è oggetto di una discussione che dura da più di mezzo secolo ormai; il merito però resta, quantomeno nel tentativo di svecchiare (la “gita a Chiasso” di Arbasino) una letteratura intrappolata in un modernismo borghese troppo spesso di maniera.
Dopo il Gruppo 63
Ma se il Gruppo 63 è ormai storicamente ben definito, la galassia della “post” Neoavanguardia deflagra in maniera imprevedibile. Dagli anni settanta in poi il panorama poetico italiano è una rete, più o meno sotterranea, di voci e perfomance. Importante è dunque l’analisi della poesia come performance, scritta ma anche letta ad alta voce. Ma non solo. Da una parte, infatti, la poesia degli ultimi anni è accomunata da strategie di composizione ben definite e accomunanti, come la tecnica del cut-up. Dall’altro il vortice del postmoderno prima e del “ritorno alla realtà” poi hanno rimescolato ancora le carte.
La citazione diventa remix; il riuso nell’era di Google assume tutt’altro significato; la poesia in prosa diventa prosa in prosa; il gruppo 63 risorge, forse, nel Gruppo 93. Molto utile alla fine del libro è il dizionarietto delle procedure sperimentali, che tenta una sistemazione terminologica dei linguaggi dell’avanguardia. E se poeti sembrano aver perso definitivamente il loro “ruolo”, la fluidità del reale ha ritagliato forme poetiche nel flusso continuo di una realtà in perenne decostruzione.
Poesia e linguaggio
Ma i “ruoli” dei poeti della poesia sono concetti perennemente dibattuti e mai definiti fino in fondo, e lo sono ancora di più in anni di continua post-avanguardia. Il libro ha il merito di non concentrarsi troppo sull’eterna (e inutile) domanda su cosa sia la poesia e se sia più o meno finita. Ma ha quello di aver concentrato l’attenzione sul linguaggio e sulla sua continua mutazione e ricostruzione. Questo perché la poesia stessa è fondamentale ricreazione linguistica costante; è sempre così, non esiste un linguaggio neutro che rappresenta la realtà meglio di altri codici e formule. Fare poesia significa ricostruire un linguaggio per tentare di cogliere la realtà. La lingua dell’avanguardia, quindi, non è meno realista di altre esperienze più “lineari” e accessibili. Si tratta comunque di linguaggi artificiali. Sono pur sempre tentativi, quelli che cercano di fermare uno spiraglio di vero nel caos liquido della realtà.
Scheda del libro
Titolo: L’ultima poesia
A cura di: Gilda Policastro
Editore: Mimesis
Anno: 2021
Pagine: 200
ISBN: 978-8857563831
Prezzo: 18 euro.
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“Come saremmo colti se conoscessimo bene solo cinque o sei libri”, scriveva Flaubert.
Luca Verrelli cerca di essere un buon lettore.