L’opera del 1961 – Merda d’artista, cosa si nasconde nelle lattine di Piero Manzoni?
Una delle opere più discusse di sempre: la “Merda d’artista” dell’artista Piero Manzoni, risale al dicembre del 1961, quando l’autore sigillò 90 barattoli di latta ai quali applicò un’etichetta identificativa, tradotta in quattro lingue…

Una delle opere più discusse di sempre: la “Merda d’artista” dell’artista Piero Manzoni, risale al dicembre del 1961, quando l’autore sigillò 90 barattoli di latta ai quali applicò un’etichetta identificativa, tradotta in quattro lingue (italiano, francese, inglese e tedesco). Vi era scritto “Merda d’artista. Contenuto netto gr. 30. Conservata al naturale. Prodotta ed inscatolata nel maggio 1961”. Sulla parte superiore del barattolo è apposto un numero progressivo da 01 a 90 insieme alla firma dell’artista.
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Il significato e la provocazione
L’artista stabilì il prezzo in 30 grammi di oro zecchino, attraverso uno scambio diretto che non prevedeva la mediazione del denaro. L’opera, in senso ironico, allude all’idea che un artista già affermato troverebbe mercato e consenso della critica per qualsiasi opera produca. In altre parole, il mercato dell’arte contemporanea accetterebbe anche della merda, purché in edizione numerata e garantita nella sua autenticità ed esclusività.
Il segreto dell’opera
Agostino Bonalumi, amico di Piero Manzoni, ha dichiarato che, in realtà, all’interno delle famose scatole non vi è nient’altro che gesso. Più precisamente: “Posso tranquillamente asserire che si tratta di solo gesso. Qualcuno vuole constatarlo? Faccia pure. Non sarò certo io a rompere le scatole”. Nel 2008, Bernard Bazile, artista francese, ha aperto una delle scatolette, appropriandosi dunque dell’opera attraverso la sua distruzione. Dentro vi ha trovato una seconda lattina più piccola (che però non ha aperto).
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.