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Apre Casa Vuota: un nuovo spazio espositivo per Roma

Last Updated on 17/05/2017

Ci sono molti modi di abitare una casa e l’arte può essere uno di questi: un modo significativo, pregnante, dialogico e a volte spiazzante. A Roma uno spazio domestico temporaneamente non abitato apre le porte al pubblico per diventare un nuovo contenitore d’arte contemporanea. Si chiama Casa Vuota e si trova al numero 12 di via Maia, in zona Quadraro, a due passi dalla fermata della metropolitana Porta Furba. La direzione artistica di Casa Vuota è curata da Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo.

“Casa Vuota è uno spazio espositivo temporaneo che nasce nel 2017, dopo una serie di esperienze differenti da noi maturate nel settore dell’arte contemporanea e dell’organizzazione degli eventi culturali”, spiega Sabino de Nichilo. “Non è una galleria d’arte, ma un ambiente domestico che – forte di questa domesticità – si apre ad accogliere mostre personali e collettive di artisti contemporanei, assecondando una vocazione alla sperimentazione e alla contaminazione di linguaggi espressivi differenti”.

“Dimenticatevi le pareti bianche e l’aspetto asettico da sala operatoria che caratterizza una galleria d’arte tradizionale”, avverte Francesco Paolo Del Re. “Casa Vuota è uno spazio sporco, consumato, periferico, decentrato. Si vanta delle sue cicatrici, delle sue macchie, della sua pelle tormentata. Una vecchia carta da parati, i buchi sul muro e la forma dei quadri che non ci sono più sono infatti i suoi punti di forza. Ovunque, soffuso, si avverte ancora l’odore dei vecchi proprietari, come un potenziale di storie tutte ancora da raccontare. Immerso in quest’atmosfera, il visitatore si troverà nell’intermezzo tra due vite, che viene riempito di volta in volta dal discorso interrotto di una mostra. Un interregno in cui spiare e di cui, volendo, fare parte”.

“GLI OSPITI” DI PIERLUCA CETERA – La programmazione di Casa Vuota, il nuovo spazio espositivo che apre le porte in zona Quadraro a Roma, inizia con la mostra “Gli Ospiti”, la prima personale capitolina dell’artista pugliese Pierluca Cetera, che presenta un ciclo pittorico realizzato tra il 2013 e il 2017 ed esposto per la prima volta in modo organico e completo. La mostra, a cura di Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, sarà visitabile su appuntamento fino al 30 giugno.

Il progetto propone un’analisi dei modi di raffigurazione e di composizione del corpo attraverso il linguaggio pittorico. “Lo spazio domestico temporaneamente inabitato di Casa Vuota si popola di una pletora di figure sospese, di personaggi comuni colti da uno sguardo indiscreto in pose antiplastiche, di occupanti precari di uno spazio in prestito”, spiega Francesco Paolo Del Re. Un allestimento effimero e minimale costella le pareti di Casa Vuota di una serie di sagome umane dipinte a olio: figure maschili e femminili, ritratte a grandezza naturale, rompono il recinto del quadro e occupano uno spazio senza sfondo e senza cornice.

“È la stessa Casa Vuota a farsi cornice e sfondo per le opere, nell’ottica di un superamento dei limiti della tradizionale fruizione pittorica e di un dialogo installativo e dinamico con lo spazio e con il fruitore”, precisa Sabino de Nichilo. Le sagome dipinte da Pierluca Cetera si combinano tra loro in maniera sempre diversa, proprio in forza di una leggerezza quasi immateriale, che non richiede un “hardware” espositivo tradizionale, ma si addossa al muro tenendosi solo con una gomma adesiva removibile che dà la misura di una precarietà esistenziale e simbolica. A entrare a far parte del discorso visivo dell’artista è quindi anche lo spazio stesso, con le sue peculiarità antimuseali.

Paradossalmente privi di una contestualizzazione propria e intrinseca, i corpi degli Ospiti si collocano in un luogo imprecisato e possono quindi interagire a piacimento con oggetti e mobili dello spazio reale e non dipinto in cui sono collocati. In alcuni casi, dei disegni possono completare gruppi di figure dipinte, come ipotetica sinopia di un affresco. Interesse privilegiato dell’artista è una riflessione sui meccanismi stessi della fruizione dell’arte contemporanea, attraverso i rapporti tra le figure, la composizione e lo spazio in cui si incontrano opere e pubblico.

 

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