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“Superga 1949. Il destino del Grande Torino” di Giuseppe Culicchia: la recensione del libro

Last Updated on 19/12/2019

Una pagina della storia italiana raccontata da Giuseppe Culicchia con “Superga 1949. Il destino del Grande Torino, ultima epopea dell’Italia unita”, edito da Solferino

Sono passati 70 anni dalla tragedia del Grande Torino, la squadra di calcio più forte del mondo. Giuseppe Culicchia con “Superga 1949. Il destino del Grande Torino, ultima epopea dell’Italia unita” edito da Solferino, ci racconta una pagina della storia italiana che è un inno all’impegno della gioventù e alla lealtà di uno sport che vorremmo più pulito e capace di unire anziché di dividere.

«In tutta l’Italia c’era chi pur non avendo mai potuto mettere piede al “Filadelfia” sognava di vedere e cercava di replicare le incursioni di Grezar e le reti di Ossola, i tackle di Ballarin e i dribbling di Maroso, la grinta di Castigliano e la classe di Menti, per tacere ovviamente delle imprese già leggendarie di Mazzola

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La trama di “Superga 1949. Il destino del Grande Torino”

Almeno fino al 4 maggio 1949 – una domenica – quando, dopo una partita amichevole con la squadra del Benfica, l’intera squadra del Torino Calcio salì sul trimotore I-Elce per fare ritorno a casa e finì invece per schiantarsi contro la Basilica di Superga, avvolta nella nebbia. Quella sera scomparve una squadra leggendaria, capace di dominare il calcio italiano e di conquistare grande prestigio internazionale.

Fu un lutto non solo per i tifosi «granata» e per i torinesi, ma per l’Italia intera. Attraverso pagine emozionanti, Giuseppe Culicchia narra come il Grande Torino fosse da tempo al di sopra del tifo campanilistico: un orgoglio per tutti e il simbolo della rinascita di un Paese uscito distrutto dalla guerra. Nella narrazione di quei giorni, del dramma e dei suoi protagonisti, il lettore ha la possibilità di riscoprire una pagina di storia italiana, calcistica e non, che appartiene a tutti noi.

«Quei ragazzi erano il meglio dell’Italia calcisticae, dato che come sappiamo il calcio è lo specchio del Paese, incarnavano il meglio di un’Italia che aveva un gran bisogno di tornare a credere in se stessa al di là delle divisioni che erano costate tanti morti

Il nostro commento

Una storia di fede che non conosce bandiera. Una parabola che ogni padre che sa di “pallone” e vuol parlare di vita, finisce prima o poi per raccontare al proprio bambino. Perchè il calcio non potrà mai essere solo lustrini, miliardi e trofei. Il calcio siamo noi e le nostre storie, con i nostri sogni ed i nostri eroi. Lo sapeva bene Indro Montanelli che a proposito del Grande Torino scrisse: «Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in trasferta.»

Chi è Giuseppe Culicchia

Giuseppe Culicchia (Torino 1965) ha esordito con il bestseller Tutti giù per terra (Garzanti 1994). Tra i suoi libri ricordiamo Torino è casa mia (Laterza 2005), Ecce Toro (Laterza 2006), Un’estate al mare (Garzanti 2007), insieme con Brucia la città (Mondadori 2009), Venere in metrò (Mondadori 2011) e Mi sono perso in un luogo comune (Einaudi 2016). Da poco è uscito il romanzo Il cuore e la tenebra (Mondadori 2019).

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