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Intervista a Yuriko Damiani: “La mia arte come un’eredità”

Yuriko Damiani è in mostra presso la galleria SpazioCima, nel quartiere di Coppedè, con la sua personale interpretazione degli Arcani Maggiori

Yuriko Damiani
Yuriko Damiani

Yuriko Damiani è figlia d’arte e artista, nel cui stile si fondono magicamente Oriente e Occidente. Lei, nata a Roma da mamma giapponese, pittrice ed insegnante di decorazione su porcellana, e papà italiano, profondo conoscitore della cultura del Sol Levante, frequenta la facoltà di architettura. Dimostrando, però, sempre una propensione per l’arte e il disegno a mano libera.

Fondamentale per il suo percorso la straordinaria esperienza lavorativa in Giappone nello studio dell’Architetto Yoshinobu Ashihara. Durante questa esperienza comprende l’importanza degli equilibri fra “pieni” e “vuoti” tipici dell’arte giapponese. Il primo affaccio nel mondo della porcellana, invece, avviene nel 2014 a Milano durante il convegno internazionale “XIII Convention Azzurra”. Qui riceve una menzione d’onore per l’opera presentata. La sua caratteristica, che persegue tuttora, è l’accostamento di temi orientali e occidentali.

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In questi giorni è in mostra presso la galleria SpazioCima di Roberta Cima, nel quartiere di Coppedè, con la sua personale interpretazione, attraverso l’arte della decorazione su porcellana, dei “Trionfi”. Meglio conosciuti come gli Arcani Maggiori dei Tarocchi. Attraverso la simbologia orientale l’artista interpreta i simboli delle carte su complementi di arredo e gioielli in porcellana a tema. Accanto alle sue opere, quelle dell’altro artista in mostra, l’illustratore e ritrattista Roberto Di Costanzo, con i suoi bellissimi disegni a china.

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Roberta Cima e Yuriko Damiani

Abbiamo colto l’occasione per conoscerla meglio. Per farle le nostre cinque domande. Per capire cosa c’è dietro le sue creazioni e il suo stile.

Cosa è l’arte per Yuriko Damiani?

L’arte è un’eredità. È lasciare il segno. È l’immortalità. È inventare una parola nuova. È un mondo parallelo.

Qual è stato il preciso momento in cui ti sei sentita, anche se a livello primordiale, artista?

Durante la prima lezione di pittura su porcellana qualche anno fa. E’ stato il momento in cui mi sono appassionata a quest’arte e non sono riuscita a lasciarla più. Ma forse anche quando, ancora nel girello, ho pescato il riso al vapore cucinato da mia madre e l’ho sparso ben bene dentro casa in modo da distribuirlo con un senso preciso e, nella mia testa, organizzato, solo in alcuni spazi della casa (ndr, ride).

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Da cosa trai spunto per la tua arte?

Principalmente dalle mie due culture, occidentale e orientale. Ma anche da tutto quello che vedo ogni giorno o che ho studiato in tempi passati, principalmente architettura e grafica. Di conseguenza ogni mia opera è una piccola sintesi di me stessa.

Le tre opere che ti rappresentano di più.

La grazia e la forza, Piazza del Campidoglio, Uovo “il mondo”.

Prossimi progetti.

Prossimamente parteciperò a varie convention sulla porcellana, come quelle a Lione e a Rapperswill, in Svizzera. Ma sarò presente anche ad Arte Padova e ad Art Parma Fair.

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