Piccoli crimini coniugali al Quirino: la recensione
Last Updated on 06/11/2019
Sino al 12 ottobre al Teatro Quirino di Roma i “Piccoli crimini coniugali” di Éric-Emmanuel Schmitt con Michele Placido e Anna Bonaiuto. Durata: 100 minuti, senza intervallo.

C’è tempo sino al 12 ottobre per scoprire al Teatro Quirino di Roma i “Piccoli crimini coniugali” di Éric-Emmanuel Schmitt con gli eccelsi Michele Placido e Anna Bonaiuto. Durata: 100 minuti, senza intervallo.
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La trama dello spettacolo
Gilles e Lisa sono una coppia come tante. Da ormai quindici anni si trovano a vivere un, apparentemente, tranquillo menage familiare. Lui, scrittore di gialli, in realtà non è un grande fautore della vita a due. Convinto che si tratti di un’associazione a delinquere finalizzata alla distruzione del compagno/a. Lei, moglie fedele, è invece molto innamorata e timorosa di perdere il marito, magari sedotto da una donna più giovane.
Un piccolo incidente domestico fa perdere a Gilles la memoria. L’episodio diventa la causa scatenante di un sottile e distruttivo gioco al massacro. Una battaglia verbale ricca di colpi di scena e malinconia, tra detti e non detti. Per raccontare “l’amore adulto”, se così possiamo dire. Il loro, prima di tutto, ma non solo. Come continuare ad amare, quindi, quando rancori, gelosie ed egocentrismi fanno di tutto per ostacolare la felicità, quella singola e della coppia?
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Il nostro commento
Ci troviamo di fronte a due autentici fuoriclasse. Michele Placido e Anna Bonaiuto dimostrano non solo abilità con l’uso della parola e della tempistica, ma anche perfetti padroni di “casa”. Il testo è interessante e presenta notevoli guizzi creativi che rendono lo spettacolo al contempo comico e drammatico. Una combo difficile, ma non impossibile. Lo show coinvolge e, seppur non ponga mai domande, ti spinge alla ricerca di risposte. Sull’amore, sulla famiglia, sulla coppia. Sull’importanza della “crisis”, intesa come “bivio”, che trova nel confronto il suo punto di svolta.
Una bella lezione di amorevolezza
La piecé risulta movimentata nonostante si svolga senza interruzioni, senza cali di scenario, senza cambi di scenografie. Senza soste, insomma. E con pochissime musiche. Un’ora e quaranta minuti non vengono avvertiti dal pubblico, sempre attento e coinvolto. Perché in Michele e Anna ci siamo noi tutti, amanti e amati, con il cuore vivo ma ahimé anche un po’ appesantito dalla vita e dalla routine. Una piccola, ma bella lezione di vita, di quotidianità, di amorevolezza.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.