Doppio sospetto, il noir al femminile con Veerle Baetens e Anne Coesens
Doppio sospetto, un noir al femminile dalle tinte hitchcockiane in uscita nelle sale italiane il 27 febbraio, con un’eccezionale Veerle Baetens e Anne Coesens. Diretto da Olivier Masset-Depasse, distribuito da Teodora Film.

Un noir al femminile dalle tinte hitchcockiane in uscita nelle sale italiane dal 27 febbraio, con un’eccezionale Veerle Baetens e Anne Coesens. Doppio sospetto è diretto da Olivier Masset-Depasse, regista dell’acclamato “Illégal”. Lo scorso 1 febbraio ha conquistato 9 premi Magritte aggiudicandosi il merito di essere stato il film con più riconoscimenti nella storia del premio. Distribuito da Teodora Film.
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La trama del film
Inizio anni 60, due famiglie legate da un’amicizia apparentemente profonda vengono sconvolte da un terribile incidente: la morte del piccolo Maxime, figlio di Céline. Alice, sua amica e vicina, assiste impotente al dramma, provocando in Céline una reazione di odio cieco e profondo, che si scatenerà nella precisa violenza premeditata delle sue azioni nei confronti dei suoi “amati” vicini.
La vendetta è un piatto che va gustato a casa
Doppio sospetto è un thriller psicologico in cui l’apparente chiarezza dei rapporti tra le famiglie si opacizza in un graduale processo di tensione attraverso lo sguardo di Alice. Lo spettatore partecipa in maniera passiva alla trama degli eventi, condividendo lo stato di solitudine e impotenza con la protagonista, si instaura un forte legame identificativo. Ad alimentare tale gioco interviene una regia capace di trasportarci in un clima di tensione degenerante che si rafforza dal contrasto perturbante con le apparenti amorevoli intensioni di Céline nei confronti della sua famiglia e di suo figlio. La graduale presa di coscienza della realtà da parte di Alice si concretizza nel climax finale, si compie il destino drammatico.

Hitchcock, Il Maestro della suspense insegna ancora
Una fine già annunciata dall’inizio del film, dai dettagli dei suoi particolari, dal movimento vorticoso della telecamera. L’onnisciente occhio meccanico che indirizza il nostro sguardo e ci racconta il dramma prima della storia. La telecamera acquisisce una sua anima, diviene minaccia carnefice che insegue la sua preda senza essere vista. Diversi i rimandi al cinema hitchcockiano che si realizzano tra l’omaggio e il loro uso effettivo finalizzato alla creazione della suspense.
La primissima scena dà un’anticipazione degli eventi drammatici attraverso la dichiarata simbolizzazione, che accompagnerà tutto il dramma, delle immagini. Le scale verso cui Alice spaventata corre conferiscono un effetto vertiginoso e angosciante. E conducono verso la tragedia, verso la finestra. Elemento che acquisisce una duplice valenza: simbolo dello sguardo voyeuristico dello spettatore cinematografico, in omaggio alla “Finestra sul cortile” ma anche della caduta, elemento altrettanto ricorrente nella cinematografia del Maestro, ricordiamo “Vertigo” in cui l’esperienza del cadere da fisica diviene metafora di quella mentale.
I rimandi ai grandi film di Hitchcock
Emblematica la prima soggettiva che ritrae la sinistra opacità dello sguardo di Alice attraverso la finestra. La non trasparenza è distorsione della realtà e metafora dell’estraniante stato emotivo del personaggio. Riprendere lo sguardo dei protagonisti che vivono tale alterazione percettiva del reale è uno dei tratti comuni della regia di Hitchcock.
Basti ricordare la sequenza in soggettiva nel film “Intrigo internazionale” in cui la vista di Roger Thornhill (Gary Grant) è alterata dagli effetti dell’alcol e la realtà intorno a lui si deforma. Oppure quella del film “Notorious”, in cui, a causa del lento avvelenamento, la bellissima Elena Huberman (Ingrid Bergman), spia in servizio, sprofonda in uno forte stato di angoscia e incoscienza restituito sempre da uno sguardo in soggettiva. Le coordinate della percezione si sfaldano, contribuendo all’estraneazione dello spettatore.
Una tragedia già scritta
Sarà quindi il veleno e il gas della cucina a uccidere Alice e suo marito, un finale tragico dal sapore shakespeariano, in cui si fonda amore e morte.
Céline incarna una rivisitazione del mito di Medea, restituito in chiave cinematografica. La madre che per amore diventa strega malvagia pronta a sacrificare perfino i suoi figli. Una madre maledetta che intraprende il cammino della sua vendetta cieca con folle lucidità, mascherando fino alla fine i suoi sentimenti in difesa dell’intento tragico. Celine indossa la sua stessa veste.
La tradizione cinematografica a cui attinge si fonda con il mito e ne esalta la sua tragicità. Il film tuttavia sembra rimanere sospeso in quella stessa atmosfera rarefatta, ricreata minuziosamente. Quella propria degli anni 60. Lo spettatore non riesce a godere del sentimento che aspetta si realizzi dopo il crescendo di tensione. Un finale amaro che però lascia un vuoto.
Scheda del film
Cast: Veerle Baetens, Anne Coesens.
Regista: Olivier Masset-Depasse.
Anno: 2018.
Paese: Italia.
Durata: 97 minuti.
Data di uscita: 27 febbraio 2020.
Distribuzione: Teodora film.
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Classe 1996 , laureato presso la facoltà di lettere e filosofia. Il mio interesse per l’arte, declinata nella forma dell’immagine, ha suscitato in me il desiderio di osservarla e amarla attraverso una continua ricerca e analisi delle sue forme e significati. Influenzato dalla magia del rito teatrale ricerco nel cinema quella stessa capacità di trasportare lo sguardo dello spettatore aldilà della rappresentazione.