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I capolavori di Roma: la scultura bronzea della Lupa Capitolina

Last Updated on 17/04/2020

La scultura bronzea della Lupa Capitolina, con la sua straordinaria forza evocativa, rappresenta il principale simbolo di Roma. Tradizionalmente considerata di fattura etrusca, si ritiene che sia stata fusa nella bassa valle tiberina e che si trovi qui sin dall’antichità

La scultura bronzea della Lupa Capitolina, con la sua straordinaria forza evocativa, rappresenta il principale simbolo della Capitale. Tradizionalmente considerata di fattura etrusca, si ritiene che sia stata fusa nella bassa valle tiberina e che si trovi a Roma sin dall’antichità. Oggi si può ammirare nella Sala della Lupa, all’interno dei Musei Capitolini.

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La leggenda di Romolo e Remo

Secondo la leggenda, il dio Marte fecondò la vestale Rea Silvia, la quale partorì due gemelli, Romolo e Remo. Amulio, fratello di Numitore, nonno dei gemelli, lo scacciò dal trono di Alba Longa. Per evitare che i nipoti di lui, una volta adulti, potessero rivendicare il trono usurpato, Amulio ordinò che fossero gettati nel Tevere in una cesta. Questa cesta si incagliò sul fiume alle pendici di un colle, dove i gemelli furono trovati da una lupa che si prese cura di loro finché non furono trovati dal pastore Faustolo. L’antro della lupa era il leggendario lupercale presso il colle Palatino.

La genesi della statua

La creazione dell’opera, che in origine non aveva probabilmente niente a che fare con la leggenda delle origini di Roma, può essere fatta risalire a botteghe etrusche o magno-greche del V secolo a.C.. Di recente, sulla base delle analisi delle terre di fusione, gli esperti hanno ipotizzato una datazione in età medievale.

Il mistero delle date

Le fonti antiche parlano di due statue bronzee della Lupa, una nel Lupercale, l’altra nel Campidoglio. La prima statua, quella del Palatino, è citata nel 295 a.C., quando i due edili, Quinto Fabio Pittore e Quinto Ogulnio Gallo, le aggiunsero una coppia di gemelli. L’avvenimento, in base al racconto di Tito Livio, risale al 296 a.C. e si rese possibile grazie al denaro che gli stessi edili curuli confiscarono agli usurai.

Non possediamo alcun indizio sicuro sul gruppo degli Ogulni, anzi il passo di Livio ha dato il via a due diverse interpretazioni, che considerano i gemelli come parte di un gruppo unitario o come un’aggiunta successiva ad un’immagine più antica della lupa. Secondo Cicerone un fulmine colpì il simulacro capitolino nel 65 a.C.; da allora non venne più riparato.

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