I capolavori di Roma: la Fontana di Trevi, tra curiosità e film
Domande e risposte sulla mitica Fontana di Trevi. Chi è Lambert-Sigisbert Adam, che avrebbe dovuto inizialmente realizzarla? Quali sono i significati delle statue? Quando nasce la tradizione del lancio della monetina e quale il primo film che l’ha immortalata?

Uno dei principali capolavori di Roma in assoluto. La Fontana di Trevi è la più grande e fra le più celebri fontane della Capitale. Nonché una delle sue icone principali. Costruita sulla facciata di Palazzo Poli da Nicola Salvi, il concorso indetto da papa Clemente XII nel 1731 era però stato inizialmente vinto dallo scultore francese Lambert-Sigisbert Adam. Si dice che il cambiamento fosse dovuto al fatto il pontefice non voleva affidare l’opera a uno straniero. Ma un’altra versione spiega che Adam doveva ritornare in Francia.
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La genesi della fontana
Cominciata nel 1732, fu completata trent’anni dopo da Giuseppe Pannini. Ma stilisticamente appartiene al tardo barocco. La storia della fontana è strettamente collegata a quella del restauro dell’Aqua Virgo, ovvero l’acquedotto dell’Acqua Vergine, che risale ai tempi dell’imperatore Augusto. Il tema della fontana è il mare. È inserita in un’ampia piscina rettangolare dagli angoli arrotondati, circondata da un camminamento che la percorre da un lato all’altro, racchiuso a sua volta entro una breve scalinata poco al di sotto del livello stradale della piazza. Il Salvi ricorse al sistema della scalinata per compensare il dislivello tra i due lati della piazza.
Le statue e i loro significati
La scenografia è dominata da una scogliera rocciosa che occupa tutta la parte inferiore del palazzo, al cui centro troviamo una grande nicchia delimitata da colonne che la fa risaltare come fosse sotto un arco di trionfo. Qui si erge una grande statua di Oceano di Pietro Bracci. Ai lati della grande nicchia centrale troviamo altre due piccole nicchie, occupate dalle statue della Salubrità (alla sinistra di Oceano) e dell’Abbondanza (alla destra di Oceano). Entrambe di Filippo Della Valle.
Sempre ai lati dell’arco principale, sopra le due nicchie, sono collocati due pannelli a bassorilievo, raffiguranti Agrippa nell’atto di approvare la costruzione dell’acquedotto dell’Aqua Virgo di Giovan Battista Grossi (sopra la statua dell’Abbondanza). E la «vergine» che mostra ai soldati il luogo dove si trovano le sorgenti d’acqua, di Andrea Bergondi (sopra la statua della Salubrità).
Le quattro grandi colonne corinzie sorreggono il prospetto superiore, sul quale si trovano, in corrispondenza di ogni colonna, quattro statue allegoriche più piccole: da sinistra a destra, l’Abbondanza della frutta di Agostino Corsini, la Fertilità dei campi di Bernardino Ludovisi, la Ricchezza dell’Autunno di Francesco Queirolo e l’Amenità dei giardini di Bartolomeo Pincellotti (1735).
Il lancio della monetina e la tradizione popolare
La tradizione più conosciuta e persistente è legata al lancio della monetina dentro la fontana: compiendo questo atto a occhi chiusi, voltando le spalle verso palazzo Poli, ci si propizierebbe un futuro ritorno nella città. Le origini della tradizione potrebbe derivare dall’antica usanza di gettare nelle fonti sacre oboli o piccoli doni per propiziarsi la divinità locali, come per i pozzi dei desideri. L’introduzione del lancio della monetina nella fontana di Trevi è attribuita all’archeologo tedesco Wolfgang Helbig che soggiornò tra il Otto- e Novecento a lungo a Roma.
Secondo un’altra tradizione, quando dalla fontana si attingeva ancora acqua da bere (e l’acqua di Trevi, che oggi si usa solo per irrigazione e per alimentare le fontane, era considerata tra le migliori di Roma, per non essere calcarea) le ragazze ne facevano bere un bicchiere al fidanzato che partiva, bicchiere che poi frantumavano in segno di augurio e fedeltà.
La Fontana di Trevi nel cinema
Il primo film di cui la fontana fu protagonista è stato lo statunitense Tre soldi nella fontana, del 1954, diretto da Jean Negulesco, dove la fontana del titolo è proprio quella di Trevi. Il monumento è poi protagonista in La dolce vita di Federico Fellini, del 1960, Anita Ekberg si tuffa nella vasca, invitando Marcello Mastroianni a fare lo stesso. Nonché in Risate di gioia (1960) di Mario Monicelli e in Totòtruffa 62, film del 1961.
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Di origini salentine, trasferito a Roma per motivi di studio. Ho imparato a leggere a 2-3 anni. Per scrivere ho dovuto aspettare i 4. Da allora non mi sono più fermato. La scrittura è la mia vita, la mia conoscenza, la mia memoria. Nonché il mio lavoro. Che mi aiuta a crescere ed imparare. Per non sentirmi mai arrivato, per essere sempre affamato di conoscenza.
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