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Storia della mia gente – La recensione del libro di Edoardo Nesi

Ripubblicato nel corso del 2019 ed uscito in prima edizione nel 2011 per Bompiani, “Storia della mia gente” di Edoardo Nesi è il libro vincitore del Premio Strega 2011. Un libro che a suo tempo divorai avido, leggendolo in una notte. Forse perché, per ragioni di storia familiare, sento intimamente mio...

Ripubblicato nel corso del 2019 ed uscito in prima edizione nel 2011 per Bompiani,Storia della mia gente” di Edoardo Nesi è il libro vincitore del Premio Strega 2011. Un libro che a suo tempo divorai avido, leggendolo in una notte. Forse perché, per ragioni di storia familiare, sento intimamente mio.

Il rumore di una tessitura ti fa socchiudere gli occhi e sorridere, come quando si corre mentre nevica. Il rumore della tessitura non si ferma mai, ed è il canto più antico della nostra città, e ai bambini pratesi fa da ninna nanna“.

La trama del libro

“Storia della mia gente” racconta dell’illusione perduta del benessere diffuso in Italia. Di come sia potuto accadere che i successi della nostra vitalissima piccola industria di provincia, pur capitanata da personaggi incolti e ruspanti sempre sbeffeggiati dal miglior cinema e dalla miglior letteratura, appaiano oggi poco più di un ricordo lontano. Oggi che, sullo sfondo di una decadenza economica forse ormai inevitabile, ai posti di comando si agitano mezze figure d’economisti ispirate solo dall’arroganza intellettuale e politici tremebondi di ogni schieramento, poco più che aspiranti stregoni alle prese con l’immane tornado della globalizzazione.

Il nostro commento

Edoardo Nesi, già socio della casa editrice Fandango Libri, torna alle tematiche del precedente “L’età dell’oro” e ci racconta, dal centro dell’uragano globale, la sua Prato “invasa” dai cinesi. Ci racconta cosa si prova a diventare parte della prima generazione di italiani che – da secoli – si ritroveranno a essere più poveri dei propri genitori. Lo fa scegliendo una forma di racconto diversa, abbandonando la fiction per parlare di se stesso. Nesi descrive infatti la sua vita dopo la vendita dell’industria tessile di famiglia, senza più nascondersi dietro un personaggio, ma semplicemente assistendo allo scorrere delle sue giornate, quasi che lui stesso, per primo, abbia bisogno di capire, oggettivare ciò che è stato.

L’elaborazione di un lutto? Forse e non solo.

Perché la vena biografica è un collante, una chiave di lettura per un omaggio alla propria terra, alla propria gente, in definitiva alla propria memoria: la storia della propria gente appunto. Non serve aver capito prima degli altri l’inizio della crisi ed esser riuscito a concludere comunque un affare cedendo la propria azienda. Permane piuttosto un sottile senso di fallimento, come di chi sa di non aver potuto resistere, semplicemente perché quello non era il proprio mestiere. Era il mestiere di famiglia, qualcosa di proprio ma non suo, eppure un pezzo di vita, della propria educazione, della propria esistenza.

“La fine di un modello sociale prima ancora che produttivo”

Nesi ricorda fatti propri e descrive la crisi di Prato – in Toscana – la sua città, la fine di un modello sociale prima ancora che produttivo. Racconta il dissolversi di uno dei più famosi distretti industriali del made in Italy sotto i colpi della concorrenza globale e quelli, molto più concreti e vicini, degli immigrati cinesi. Racconta le inefficienze di un sistema che non ha saputo rigenerarsi ed ha perso la sfida dell’innovazione. Un sistema che, affidandosi ciecamente ai saperi della propria tradizione, li ha però considerati come delle rendite di posizione, privilegi intoccabili che il mercato contemporaneo non permette di contemplare.

“Nesi non è un operaio. Nesi è un imprenditore”

A proposito del libro di Nesi si è parlato di operaismo. Non sono d’accordo. Nesi non è un operaio. Nesi è un imprenditore. Un piccolo-medio imprenditore italiano. Un artigiano di famiglia che ha visto crescere le proprie fortune. Una famiglia di imprenditori di quelle che vivono su tre generazioni: la prima accumula, la seconda gode, la terza affronta gli inevitabili problemi. Un modello di capitalismo italico diffuso cui Nesi ha saputo trovare una personale risposta virtuosa, ma che non esime dalle proprie responsabilità un sistema – quello del distretto industriale di Prato – che nel momento del bisogno non è riuscito a stare insieme, a fare fronte comune di fronte alle difficoltà. Perché più della concorrenza globale, più degli immigrati cinesi, più della mancanza di innovazione, sono state proprio le divisioni interne, la mancanza di una visione, ancor prima di una politica comune, a decretare la crisi, se non la fine, del distretto industriale di Prato.

Nesi avverte questa responsabilità, il cosa si sarebbe dovuto fare e non è stato fatto. L’avverte come imprenditore, non come operaio, come un capitano che non è riuscito a guidare la propria nave in porto, la propria squadra, i propri compagni nella rimonta e di lì alla vittoria. Lo fa con un libro agile, di facile lettura, a metà tra romanzo e saggio, tra biografia e trattato economico, con tutta la rabbia e l’amore di un industriale di provincia.

Chi è Edoardo Nesi

Edoardo Nesi. Sceneggiatore, regista, romanziere e traduttore, ha iniziato la sua attività traducendo racconti, saggi e romanzi di autori come Bruce Chatwin, Malcom Lowry, Stephen King e Quentin Tarantino. Ha pubblicato i romanzi Fughe da fermo, Ride con gli angeli, Rebecca, Figli delle stelle e L’età dell’oro, tutti per Bompiani. Inoltre ha scritto e diretto il film Fughe da fermo (Fandango, 2001), ha tradotto le 1433 pagine di Infinite Jest di David F. Wallace e ha fatto andare avanti l’azienda tessile di famiglia fino al settembre 2004, momento in cui ha deciso di venderla per dedicarsi a tempo pieno all’attività di scrittore. Sulla sua parabola di “imprenditore in Prato”, sugli effetti perversi della globalizzazione e il modo in cui si sono accaniti sul tessile italiano, Nesi ha scritto e pubblicato (con Bompiani, nel 2010) Storia della mia gente, con il quale ha vinto il premio Strega nel 2011, Le nostre vite senza ieri (2012) e L’estate infinita (2015). Del 2019 La mia ombra è tua (La Nave di Teseo), il racconto d’una passione incontenibile, e d’un giorno che “vale una vita intera”.

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